Se uno cresce come lui, all’imbocco della val Cavallina, oratorio di Gorlago (meglio, Gorlàgh, in bergamasco) può anche succedere poi di saper galoppare da autentico purosangue. Perché questo è Andrea Belotti, un purosangue del gol. Il Gallo? Vabbé, ormai quello è il simbolo che lo identifica, ma almeno a quattro zampe, visto come zompa per beccare nelle “aie” avversarie…
DA PALERMO A PALERMO. La prima volta che arrivò qui a Palermo, quattro anni fa, acerbo ma non troppo, era ancora Belottino, dato che nell’Albinoleffe, per non confonderlo con l’omonimo Mauro, lo avevano battezzato con un vezzeggiativo affettuoso. Quando se ne andò, un paio di stagioni dopo, tra B e esordio in A, destinazione Torino, voluto fortissimamente da Gian Piero Ventura, allora mentore granata, il meno convinto dell’operazione tra Zamparini e Cairo era stato quest’ultimo, non proprio felice di aver dovuto scucire quasi otto milioni per questo ragazzone, un po’ Vialli, un po’ Pulici, un po’ Graziani ma ancora da sgrezzare. Il suo biglietto di saluto ai tifosi rosanero lo aveva firmato al 90′ dell’ultima giornata, all’Olimpico, regalando al Palermo la vittoria sulla Roma, rendendo inutile il pari di Totti, realizzato cinque minuti prima. In valigia, dalla Sicilia, Andrea aveva messo idealmente il cuore della sua Giorgia, già miss Palermo 2010, che a giugno prossimo, di nuovo in questo scenario, gli dirà sì. E stasera il Barbera (dove ha segnato l’ultima volta da rosanero l’1 febbraio 2015, gol vittoria sul Verona) riabbraccerà un bomber ora ventitreenne, capocannoniere del campionato (22 gol), davanti a gente del calibro di Higuain, Icardi e Dzeko, colonna portante della Nazionale di Ventura, che lo ha fatto esordire con sé nell’azzurro dei grandi, un centravanti blindato da Cairo, il 4 dicembre scorso, giorno in cui ha firmato il prolungamento del suo contratto, con una clausola rescissoria da 100 milioni (per i club stranieri).
IL CERCHIO MAGICO. Insomma, se c’era un posto giusto per celebrarlo e celebrarsi, questo era ed è giustamente Palermo. Ora bisogna ricordare che proprio in questa stagione, a inizio marzo, il Gallo alla sua ex squadra ha rifilato la tripletta più rapida della storia recente della serie A, ipotecando il pallone da portare a casa alla fine in poco più di 7 minuti. Difficile fargliene una colpa, dato che quello è il suo mestiere. Stessa sorte era toccata al Bologna, a inizio stagione: 3 reti che lo avevano subito lanciato ai vertici della classifica dei marcatori. Una spinta propulsiva ancora ricca di energia, alimentata anche dalle soddisfazioni azzurre. Cinque partite, 3 gol, tutti buoni per le qualificazioni mondiali: il primo alla Macedonia, a ottobre, e poi la doppietta a Vaduz, contro il Liechtenstein. Un’abitudine, quello al gol “nazionale” sempre coltivata da Belotti, passato da Under 19 (6 presenze 2 gol), 20 (9,4) e 21 (20, 9) risultando sempre importante. Anche a lui è rimasto di traverso l’Europeo 2015, come a tutti. Ma adesso la cresta e lo sguardo puntano verso Russia 2018. Riprendere il filo del discorso con la Nazionale è per lui motivo di grande soddisfazione. Capitan Buffon è stato esplicito: «Belotti e Immobile possono diventare lo spauracchio d’Europa». Ventura si aspetta da lui, e dal gemello Immobile (a meno di sorprese dell’ultimo momento), il lavoro giusto per semplificare il piano qualificazione: battere l’Albania e prepararsi alla sfida verità con la Spagna”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.