L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra.
Il Meazza come Wembley, e l’Italia si rimette la corona in testa, fa piangere gli inglesi, retrocessi in B di Nations League, ritrova il tocco di Mancini, che lunedì a Budapest andrà a giocarsi di nuovo il primato come due anni fa, contro la sorprendente Ungheria dell’amico Marco Rossi, in testa dopo aver espugnato la Germania. Tutto questo grazie a un successo (1-0) firmato dal gioiellino Raspadori, il 10 sulle spalle che fu di Insigne e una prodezza in stile Lorenzo che ha esorcizzato il buio seguito alla mancata qualificazione mondiale.
Deludente e supponente l’Inghilterra di Southgate, eppure attesa protagonista in Qatar. E di nuovo squadra nel senso primario, l’Italia, schierata alla fine con il 3-5-2, dopo una vigilia tormentata dal caso Immobile, indisponibile. È un’Italia che piuttosto in fretta ha fatto capire che sì, Mancini aveva preparato due moduli per questo match, ma la scelta finale (oltre al tourbillon legato a Immobile), era stata meno avventurosa di quanto ufficialmente il ct ha continuato a far filtrare pretatticamente fino all’ultimo.
Messa a specchio nei ruoli chiave su un’Inghilterra pur ridisegnata da Southgate, la Nazionale ha per prima preso le redini del match. Tanti duelli uomo-uomo (il più “inglese” quello Cristante-Bellingham) hanno caratterizzato le prime fasi, con l’Italia subito al tiro (Di Lorenzo, pur in fuorigioco), e Scamacca vicino al punto (5’) di testa, stoppato da Pope e dall’incrocio dei pali. La temuta Inghilterra autunnale (attesa in gran palla) ha cercato di fare breccia ma né Saka, impiegato a tutta fascia né James hanno saputo incidere e trovare i tempi per l’inedito 3-4-2-1 dei Tre Leoni. Unico uomo libero in campo, Jorginho, davanti alla difesa, scoperto da Kane.
Vero che la ricerca di verticalizzazione azzurra, al posto dell’usuale palleggio, si è qualche volta di troppo spenta per gli errori di misura di Barella. Bene invece Bonucci, e con lui Acerbi, di rincorsa su Foden a tutto campo, così come sul piano tattico, il gran correre di raccordo di Raspadori. Tanto Dimarco a sinistra e in parte Toloi-Di Lorenzo a destra hanno a tratti dato ampiezza e profondità, anche se nel finale di primo tempo una loro mancata chiusura sulla trequarti inglese ha aperto la strada al contropiede di Kane (42’), perso con un tiro alto (unica vera occasione inglese in 45’).
I cambi. Inghilterra rientrata poi con altro piglio, con l’Italia costretta a soffrire, salva grazie a un paio di chiusure provvidenziali (Bonucci, Toloi). Tocca a Mancini intervenire per primo (Gnonto per uno spento Scamacca e Pobega per Barella, anche lui in riserva). Scelte corrette per la scossa prodotta. Azzurri subito più profondi e in pressing, fino alla perla di Raspadori (23’), straordinaria e liberatoria. Southgate a questo punto col milionario Grealish e Shaw passa al 4-2-3-1 e chiama l’assalto. Azzurri d’orgoglio per un finale caotico ma appasionato. Decisivo (dopo un’incertezza coi piedi) Donnarumma, due volte su Kane, gratificato dal coro di San Siro (“Gigio, Gigio”), poi in piedi per Raspadori che lascia il posto, esausto, a Gabbiadini. Proprio il doriano ha la palla del 2-0, messo in porta da un ritrovato Jorginho, prima dell’ennesimo exploit di Dimarco, fermato solo dal palo. Gnonto ci fa respirare, dietro non mollano un centimetro. E finisce in gloria una notte europea.