Corriere dello Sport: “Baccaglini, parla come mangi!”

“Rileggete e inorridite: «Dopo un primo periodo di gestione del proprio capitale ha fondato il suo primo “family fund”. Dopo due anni ha fondato il secondo allargando gli asset class gestiti e creando il primo fondo commerciale, Keystone Group. Avendo attirato l’attenzione di diverse banche internazionali per la costanza di risultati e per le strategie applicate, ha cofondato il fondo Integritas Capital con due soci confluiti dal mondo delle banche americane ed inglesi. Da quasi due anni Paul è anche board member e financial secretary di Foundation International, una fondazione basata in America che investe in progetti umanitari su scala mondiale. Integritas Capital è un fondo che in meno di cinque anni si è imposto come “boutique investment solution” con clienti in ogni parte del mondo. Inizialmente si è dedicato ad asset management e wealth management diversificando il portfolio dei propri clienti su strategie di basso e medio rischio spalmati su equity, futures and options. Da questa base il fondo ha allargato le proprie soluzioni alla ricapitalizzazione corporativa e private equity fino a toccare venture capital investments. L’obiettivo è da sempre stato quello di individuare opportunità nei mercati liquidi e capitalizzare sul “re-adjustment” dei prezzi. Questa è la stessa filosofia applicata all’investimento strategico in mercati emergenti o in idee rivoluzionarie: dal mercato farmaceutico a quello delle energie alternative passando per il real estate». Ventiquattro tecnicismi inglesi degni della London School of Economics. Inizialmente hanno stordito la platea. Per fortuna, dal vivo Paul è andato dritto al sodo, forse memore dell’indimenticabile lezione di Indro Montanelli («Parla come mangi») o, più semplicemente, rammentando le esperienze radiotelevisive, improntate a un linguaggio accessibile a tutti. «Come voglio rapportarmi col calcio italiano? Nella vita non si inventa nulla, si tratta di riapplicare modelli vincenti. Il nostro calcio è la quarta realtà europea, ma secondo me non c’è attenzione verso il mondo social, non ancora sfruttato. Vorrei lavorare anche sulle sponsorizzazioni internazionali, avete presente quanti siciliani ci sono in America, in Germania o all’estero, noi rappresentiamo questa bandiera, dobbiamo essere un motivo di orgoglio per persone della seconda o terza generazione, ma legate alle proprie origini. Questa è una opportunità di crescita ed espansione del marchio, per unificare e fare marketing. Questa è la modernizzazione che cerchiamo, il Palermo calcio fa parte del made in Italy, bisogna sfruttarlo. Il Palermo ha straordinari margini di miglioramento; perle che, se lucidate bene, diventano tesori incredibili»”. Questo quanto riportato da “Il Corriere dello Sport”.

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Redazione Ilovepalermocalcio