L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla situazione societaria dell’Atalanta che presto potrebbe essere ceduta.
Un fulmine a ciel sereno, o quasi. Le voci di una possibile cessione dell’Atalanta hanno assunto contorni più nitidi nel pomeriggio di ieri. E nonostante la smentita del fondo statunitense KKR – tra i principali candidati ad acquistare il club – qualcosa bolle nel pentolone nerazzurro tanto da far pensare a un possibile annuncio della cessione già lunedì. La situazione è in continua evoluzione anche perché l’obiettivo principale della famiglia Percassi resta quella di far entrare un cospicuo investitore senza però perdere il comando del club. Sì alla cessione del pacchetto di maggioranza, ma senza perdere potere decisionale.
FONDO KKR. Nelle ultime ore la vendita dell’Atalanta è stata legata al KKR & Co. L.P (precedentemente conosciuto come Kohlberg Kravis Roberts e fondata a New York nel 1976), operatore internazionale di private equity. Inizialmente si era parlato di un passaggio di quote pari all’85%, con un valore complessivo di 350 milioni di euro e con Luca Percassi, figlio dell’attuale presidente Antonio, al timone della società come amministratore delegato. Un portavoce del fondo ha però smentito l’interesse ai microfoni di Radiocor ribadendo che KKR “non ha mai preso in considerazione questa ipotesi”. Le trattative e i contatti però ci sono stati, l’unico ostacolo era rappresentato dalla richiesta dei Percassi: il gruppo statunitense voleva il totale controllo dell’Atalanta, come proposto per l’acquisto di Tim. Resta in piedi l’eventualità di coinvolgere dei sottofondi dedicati alle operazioni finanziare dei singoli manager del gruppo, spesso presenti nelle grandi società d’investimento.
CONTINUA EVOLUZIONE. La smentita però non preclude le trattative e l’interesse di altri fondi: quel che è certo è che la fumata bianca possa arrivare nel giro di pochi giorni. E l’altro punto fermo riguarda la famiglia Percassi, che non vuole lasciare totalmente il club: una questione di cuore e di legame col territorio. L’immissione di nuovo capitale però sembra inevitabile, nonostante il bilancio rigoglioso dovuto alle plusvalenze effettuate negli ultimi anni, oltre 400 milioni guadagnati dalla compravendita dei giocatori nell’era Gasperini. Inoltre il quadro della situazione è più ampio e riguarda anche il gruppo della famiglia, non è escluso che l’ingresso di un gruppo di investitori possa riguardare più aziende. Il nome più appetibile del brand resta però quello della Dea e l’ingresso di Plus500 come main sponsor rappresenta la cartina al tornasole: l’appeal della società è aumentato in maniera esponenziale visti i tre anni in Champions League.