Corriere dello Sport: “Assalto al calcio. Tutti contro Gravina. La Lega di Salvini: «Troppo caos, si dimetta». Marcheschi (FdI): «Federazione da commissariare»

L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulle polemiche contro Gravina.

Se non si tratta di attacco, è quantomeno una pesante invasione di campo. Così la considera non solo la Federcalcio, ma tutto lo sport italiano per una volta compatto attorno al sacro (ma spesso profanato anche dall’interno) principio dell’autonomia. «È molto importante che la politica si occupi di sport, ma questo non significa che debba occupare lo sport» è il messaggio che Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha indirizzato a Lega e Fratelli d’Italia nel giorno in cui la maggioranza del governo ha chiesto le dimissioni del presidente della Federcalcio per il caso scommesse e non solo.

ATTACCHI. Il primo affondo nei confronti di Gabriele Gravina è arrivato dal partito di Salvini, che da giorni in realtà punzecchia il presidente chiedendogli di considerare l’idea di farsi da parte. Prima tramite la voce di un deputato, Rossano Sasso, e poi, da ieri, con un comunicato: «Alla luce di quanto è accaduto e sta emergendo nel calcio italiano tra scommesse, doping, fallimenti sportivi, problemi infrastrutturali e televisivi, crisi economiche: cosa deve accadere ancora per rivoluzionare la guida del movimento? È sempre più necessario un radicale cambiamento a partire dalle dimissioni del Presidente Gravina». Subito dopo è arrivato il commento del senatore di Fratelli d’Italia, Paolo Marcheschi, che in qualità di responsabile sport del partito ha parlato, a torto o a ragione, a nome di chiunque ne faccia parte: «Il calcio italiano ha necessariamente bisogno di un’opera autoriformatrice e il fenomeno delle scommesse rappresenta solo la punta di un iceberg di un sistema contraddistinto da tempo da negatività ed episodi che ne dimostrano l’inefficienza. Verifichiamo se vi siano le condizioni di un commissariamento della Figc da parte del Coni». «È solo la posizione di alcuni parlamentari», ha minimizzato il ministro per lo Sport, Abodi, con il quale Gravina ha riallacciato proprio di recente dialoghi intensi in ottica Euro 2032. «Ora meglio concentrarsi sulle emergenze». Due giorni fa le sue affermazioni furono molto più nette in difesa del numero uno federale, ma ieri le circostanze gli avranno imposto un ruolo di maggior equilibrio.

DIFESA. Gravina, parecchio infastidito, si è difeso in silenzio, lasciando che altri della sua “coalizione di governo federale” scendessero in campo per evidenziare come «la Figc sia gestita in maniera idonea» (Abete, LND), come questi siano «attacchi strumentali e indecorosi» (Ulivieri, Assoallenatori) e come «non sia il tempo delle divisioni e del catastrofismo» (Marani, Lega Pro). Il vicepresidente Calcagno, numero uno dell’Assocalciatori, ha inoltre aggiunto che «se i partiti davvero tengono al calcio italiano e alla Nazionale si preoccupino piuttosto di cancellare il decreto crescita, una norma penalizzante nei confronti degli azzurrabili».

QUESTIONI. Agli attenti osservatori non sfuggiranno questioni personali forse in sospeso da anni (Marcheschi di FdI fu sconfitto da Gravina nelle elezioni in Lega Pro a dicembre 2015) e di equilibri interni all’Esecutivo. Forza Italia, con il ruolo attivo di Lotito (che pochi giorni fa disse «Gravina è protetto dal Pd»), ha avuto notevole voce in capitolo nelle nomine di Sport e Salute; Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia hanno scelto invece Andrea Abodi alla guida del ministero (non un politico ma un tecnico comunque vicino alla premier) e la Lega, oggi capofila del “movimento no-Gravina”, è l’unica del triumvirato a essere rimasta senza poltrone. La Figc, tra l’altro, ritiene di aver già fatto molto in termini di formazione per i giovani legata ai rischi della ludopatia e anche riguardo alle norme, molto più severe rispetto alla legge italiana (che prevede al massimo una multa per le scommesse illegali). Ovviamente la prevenzione non è mai abbastanza. E alla luce di questo malcostume diffuso, c’è bisogno di un intervento ancora più deciso anche della Federazione.