“Polvere di stelle. Forse solo polvere. Trentaquattro anni a luglio e già da tempo ex. Stephen Ayodele Makinwa, attaccante nigeriano con cittadinanza italiana di grandi promesse e scarsi risultati, ha lasciato il calcio e fa il procuratore. A Palermo arrivò nel 2005. Era il Palermo di Del Neri e, poi, di Papadopulo che avrebbe conquistato l’accesso in coppa Uefa. Nelle intenzioni di Zamparini addirittura il sostituto di Toni.
La cessione alla Lazio. In effetti non andò così male. Ma visto il dopo, l’affare autentico fu quello di cederlo alla Lazio e di recuperare i quattrini dell’investimento prima della sua scomparsa di scena. Nessuno saprà mai se era un fenomeno o un bidone.
Eterna promessa. Solo tra Genoa, Atalanta, Palermo e Lazio, mosse qualcosa come venti milioni di euro, cambiò in quindici stagioni una ventina di maglie, senza superare, malgrado enormi potenzialità, lo scoglio dell’eterna promessa, dell’oggetto misterioso, del bluff.
Favola senza finale. Campione potenziale o sopravvalutato? La sua storia calcistica rimarrà un’incompiuta malgrado gli sprazzi di luce offerti negli anni giovanili. Mai più di sei gol, però, impresa centrata con Reggiana, Genoa e Atalanta, poi cinque nel Palermo (tre in Coppa) e tre soli nella Lazio in quarantacinque partite e cinque stagioni ravvivate da prestiti e rientri. Tranne che a Bergamo dove addirittura lo chiamavano “il sindaco” e contribuì alla salvezza con Delio Rossi, lo hanno soprannominato e disprezzato in tanti modi. Un affare fallimentare quello della Lazio.
Ingaggio super. Tra l’altro il nigeriano si presentava con l’ingaggio di 800 mila euro di uno Zamparini che non badava a spese. Forse per questo ha resistito a tutto: alle battute più feroci, alle offese, alle provocazioni, ai tifosi della Lazio che l’hanno salutato su youtube con un video mortificante: «Una tragica notizia. Purtroppo a breve Makinwa lascerà la Lazio. In questo video saranno riassunte le sue imprese». Seguiva una sola foto, tipo danza tribale, e la frase di commiato: «Ciao Stephen, grazie di tutto».
Giramondo. Dopo la Lazio, Makinwa girò il mondo: Grecia, Cina, Slovenia con l’intermezzo del ritorno in Italia nella Carrarese di Buffon. Senza lasciare traccia se non quella della spettacolare capriola all’indietro per festeggiare le ormai rare prodezze.
Pochi rimpianti. Anche a Palermo pochi rimpianti malgrado una stagione felice, forse la migliore della sua carriera: ventitré presenze, cinque gol nelle prime sei giornate, tutti decisivi contro Inter (vittoria), Siena (vittoria), Empoli (pareggio), Cagliari (pareggio) e Treviso (vittoria). Con l’Empoli degli ex Berti, Raggi e Vannucchi, primo scontro diretto in A, fu protagonista del pareggio (2-2) prima di essere sostituito da Pepe, allora, poco considerato”. Questo ciò che si legge sull’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.