L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma su Agnelli contro l’Uefa e la Figc.
Dall’Olanda piovono dardi infuocati. Sono quelli che lancia Andrea Agnelli dalle colonne del Telegraaf. Un po’ per difendersi, un per attaccare. Nel suo mirino c’è la Fifa e c’è soprattutto la Uefa, c’è soprattutto Aleksander Ceferin: parlando di Superlega e non solo. Ma c’è anche la Figc, per la prima volta dopo la sentenza della Corte Federale d’Appello che ha portato al -15 in classifica per la Juve e a una pioggia di inibizioni tra cui quella di 24 mesi per lo stesso Agnelli. Non è tenero l’ex presidente bianconero, non indietreggia nemmeno di un centimetro sui fronti legati alle proprie battaglie. E allora dal Telegraaf si difende, contrattacca. Non escludendo un suo ritorno: «Quello che riserva il futuro lo sa solo il futuro. Vedremo. Per ora sono un normale appassionato».
LA FIGC E LA JUVE. Chiamato a commentare la sentenza della Corte d’Appello Federale, in attesa dell’appello al Collegio di Garanzia del Coni, ecco la denuncia di Agnelli: «La sospensione mi è stata imposta dalla Federazione dopo aver studiato l’indagine della Procura di Torino. Ma non sono stato ascoltato e non ho potuto difendermi». La decisione di dimettersi dal ruolo di presidente della Juve è invece spiegata, nuovamente, proprio come un modo per tutelare la società bianconera: «Le dimissioni sono scaturite da un’indagine penale che mi riguarda personalmente. Non voglio che la Juve si faccia carico di questo peso per tutto questo tempo, un nuovo Cda può rappresentare meglio il club e non ha nulla a che fare con le accuse. Inoltre sono libero di difendermi in Tribunale da qualsiasi accusa».
ALL’ATTACCO. Nel frattempo resta la battaglia Superlega a vedere Agnelli impegnato in prima linea. Rivelando come sia stato Ceferin a cambiare rotta: «Nel 2019 eravamo pronti, Aleksander (Ceferin, ndr) e io. I top club di tutti i campionati Eca si sono accordati su un nuovo formato. Invece i club di medie dimensioni dei grandi campionati, i dirigenti dei grandi campionati e alcune federazioni vedevano il nuovo format come una minaccia. Per questo motivo Ceferin si tirò indietro. Quando l’Uefa ha messo i bastoni tra le ruote, sono nati progetti esterni per organizzare una nuova competizione. A livello interno è stata una guerra che non sono riuscito a vincere». La resa dei conti in ogni caso si avvicina: «Solo la Uefa ha il monopolio e frena tutto, finché la Corte di Giustizia dell’Unione Europea lo permetterà. La sentenza è attesa per la primavera. Sono molto curioso di sapere se la Corte confermerà la posizione monopolistica delle associazioni Uefa in un mercato europeo libero», la visione di Agnelli.
CON CEFERIN. La questione poi resta anche personale. Tra Agnelli e Ceferin in particolar modo: «Ho molti contatti con i club e molti sono favorevoli a un panorama calcistico diverso. Ma se parli con me, se sei d’accordo con me o mi segui, vieni bandito dalla Uefa. Quindi i club difendono la propria posizione e si adeguano alla Uefa». Ma Agnelli tende anche la mano a Ceferin: «Non ho alcun problema con lui, quando mi chiama rispondo. Ma con me l’amicizia e i sentimenti personali non si intromettono negli affari, Aleksander è il padrino di una delle due mie figlie, è stata una scelta del momento: ha promesso davanti a Dio che se mi succedesse qualcosa si prenderebbe cura di lei, da questo non si può tornare indietro». Agnelli poi evidenzia anche l’anomalia del regno di Ceferin e Infantino: «Non è strano che ci sia un solo candidato alla presidenza sia della Uefa che della Fifa? È una cosa sana? Ceferin e Infantino faranno di tutto per rimanere al centro del potere. Per assicurarsi i loro privilegi. Ceferin, come presidente Uefa, si sente potente come un re». Son partiti dardi infuocati, questa volta li ha lanciati Agnelli.