“#Socialdunquesono. Chissà se a Cartesio piacerebbe questo hashtag, l’etichetta che sui social network funziona come aggregatore tematico e, posizionando il carattere hash (cancelletto#), davanti a una parola o a una frase senza spazi, permette ricercando quell’hashtag, di trovare tutti i messaggi classificati con lo stesso. Di sicuro, mai come in questo periodo, #Socialdunquesono è la chiave per raccontare la storia di Cristiano Ronaldo, Dani Alves, della Juve e di tutto il Sistema Calcio convertitosi al nuovo mondo di una comunicazione che fa rima con rivoluzione.
SEMPRE CONNESSI. Dal primo gennaio 2017, i lavoratori francesi che lo desidereranno, potranno non rispondere a mail, sms e telefonate fuori orario d’ufficio. Avranno piena facoltà di disconnessione. La questione, evidentemente, non riguarda il calcio italiano, mai così on line. Società e giocatori hanno scoperto una nuova miniera d’oro perché il ragionamento della pubblicità è apodittico: tanto più un campione spopola sul web, quanto più diventa un testimonial appetibile per ogni genere di investimento sul mercato. Cristiano Ronaldo docet.
BERLUSCONI SU FB. Sono passati trent’anni dal primo Milan di Berlusconi elitrasportato all’Arena di Milano al suono della Cavalcata delle Valchirie. Provate a immaginare da quanti selfie, quanti tweet, quanti video saremmo stati inondati se soltanto i social ci fossero stati. Aggiungete che, all’epoca, i cronisti in servizio a Milanello salutarono con un boato di approvazione la sala stampa voluta da Re Silvio con tanto di fax e cabine telefoniche munite di gettoniere (i cellulari sarebbero arrivato nel ‘90). Sono passati trent’anni e anche l’ex Cavaliere si è arreso a Facebook, dando l’annuncio della cessione del Milan con un commosso messaggio, pubblicato sulla pagina ufficiale della creatura di Zuckerberg.
GOGOL E GOOGLE. Berlusconi, l’uomo che, quand’era premier, il 19 maggio 2010, durante la conferenza stampa con il presidente egiziano Mubarak chiamò “Gogol” Google. Transeat. La verità è che tutto sta cambiando a una velocità supersonica. Osserva Sergio Abate, direttore area digital Sportnetwork e attento studioso dei nuovi media: «Ogni campione è diventato media di se stesso e il rapporto con i tifosi è diventato verticale». Anche se, un conto è l’immediatezza della comunicazione, magari condensata nei 140 caratteri del social che ha compiuto dieci anni il 15 luglio scorso; un altro è l’autorevolezza del commento, ricercato sulla testata o sul sito di riferimento, dallo stesso destinatario del messaggio del giocatore o del club.
SASSUOLO. C’è dell’altro. C’è il fenomeno Snapchat, autentico mordi e fuggi capace persino di sorpassare Twitter e che conquista sempre più proseliti fra i 14 e i 19 anni (150 milioni di utenti attivi al giorno, 10 miliardi di video visti al giorno, 60% di utenti impegnati costantemente nella produzione di nuovi contenuti, sessione media giornaliera di 25-30 minuti). Snapchat è un’applicazione che permette di scambiarsi foto e brevi video, la cui durata massima è di 10 secondi, cancellati automaticamente al termine della visualizzazione. Il 26 giugno scorso, il Sassuolo ha aperto il suo account su Snapchat in occasione del raduno precampionato: a conferma di quanto sia social la società di Squinzi, già attivissima su Facebook, Twitter, Youtube e Instagram.
ROMA LIVE FB. La Roma, invece, si è lanciata su Facebook live. Il 17 luglio scorso, in occasione del test con i ceceni del Terek Grozny, è stato il primo club europeo a trasmettere un’intera partita live su Facebook. Un successone. D’altra parte, quando Zuckerberg ha lanciato il live streaming, la risposta è stata stratosferica: 5,7 miliardi di visualizzazioni nei primi sei mesi, commenti 10 volte più numerosi, secondo il dato fornito dalla stessa Facebook.
AUTOGOL BAYERN. Il social è uno strumento da maneggiare con cura. Nel nuovo mondo bisogna stare molto attenti a ciò che si scrive, anche se in Rete allignano molti webeti, per usare il felice neologismo coniato da Enrico Mentana. Il 16 marzo scorso, la mattina di Bayern-Juve, il club bavarese twittò l’immagine dell’Allianz Arena sbarrando il motto bianconero “Fino alla fine”, collocato su un binario morto. Un’immagine provocatoria e infelice che scatenò l’inferno sul web. Il nostro sito e tuttosport.com lanciarono l’hashtag #viaibinarinazisti. Il Bayern fu costretto a fare retromarcia e a chiedere scusa. Era il minimo che potesse fare“. Questo quanto si legge nell’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport”.