Corriere dello Sport: “15 domande e 15 risposte. Tutto quello che (non) avreste voluto sapere su Covid-19 e sport, pochi rischi in gara ma il virus è infido”

Continua l’emergenza Coronavirus in Italia, l’epidemia ha mandato nel caos la Serie A. L’edizione odierna del “Corriere dello Sport” ha fatto il punto della situazione sui rischi che ci sono per i giocatori se si dovesse continuare a giocare, attraverso 15 domande e risposte.

Chi è che preme perché il campionato venga sospeso? L’Associazione Calciatori, prima di tutto. Ieri sera il presidente Damiano Tommasi ha ribadito alla trasmissione della Rai “90º minuto”: «E’ la situazione che lo richiede, che ci chiede di cambiare il nostro modo di socializzare. Ci si continua a ritrovare nei locali, creando nuove occasioni di contagio». Ma sorprendentemente alle posizioni di Tommasi si è messo in scia il ministro dello sport Vincenzo Spadafora, poco prima dell’inizio di Parma-Spal.
Quanto rischiano davvero i calciatori a disputare le partite? Secondo alcuni medici sportivi, poco. Nonostante i contatti fisici e la vicinanza in molte fasi di gioco, il contagio non è così facile. Però è certamente pericolosa la prossimità con diverse persone negli spogliatoi e durante gli spostamenti che precedono e seguono le gare. Tra staff delle squadre, arbitri, commissari di campo, addetti all’informazione eccetera in uno stadio a porte chiuse entrano almeno duecento persone.
Che cos’è la “open window” degli sportivi? Un periodo in cui le difese immunitarie si abbasserebbero in conseguenza di sforzi molto intensi, diminuendo la resistenza alle infezioni e rendendo queste più insidiose. Diversi specialisti di medicina sportiva tuttavia non ritengono scientifica questa idea e ritengono anzi che le difese immunitarie degli atleti siano solitamente superiori alla media.
Perché il governo ha cambiato atteggiamento, passando in poche ore da un decreto, peraltro molto rigido, che prevedeva il via libera per le partite senza pubblico alla richiesta del ministro Spadafora di fermare il calcio? Spadafora ha giustificato il cambio di rotta parlando di «situazione che evolve di ora in ora» e di «calcio che si sente immune al virus e alla realtà». Però è stato lo stesso ministro a puntare l’indice sulla mancata trasmissione in chiaro delle gare disputate a porte chiuse: «Di fronte al mio invito a concedere le differite ad altre emittenti si è parlato solo di soldi». Affermazioni a cui Lega e Sky hanno replicato con durezza.
Su quali basi si è rinunciato alla trasmissione televisiva in chiaro delle partite disputate? Sulla base del fatto che la legge Melandri sui diritti Tv non cita questo tipo di diffusione delle partite e quindi realizzarla avrebbe costituito una forzatura giuridica.
Sarebbe stato possibile per il ministero dello sport imporre a Lega ed emittenti televisive la trasmissione delle gare per tutti? Sì, ma serviva un decreto d’urgenza che non è stato ritenuto opportuno emettere. Il che nell’attuale situazione generale è comprensibile.
C’è una ragione dietro la determinazione di Lega e Figc a resistere alle pressioni e a far disputare i recuperi di ieri e di oggi? Anche due. Il cambio di atteggiamento repentino del ministro, se recepito, avrebbe causato grossi problemi organizzativi. Ma soprattutto il completamento di questa giornata toglie almeno un problema dai tavoli di Lega e Federcalcio quando verrà il momento di ricominciare a giocare. Inoltre avere alle spalle due terzi di campionato e un turno intero lascia maggiore elasticità regolamentare nelle decisioni che andranno prese in caso di stop definitivo: scudetto, qualificate alle coppe, eventuali retrocessioni.
Risponde ai criteri di sicurezza dettati dalle autorità l’esultanza dei calciatori dopo i gol? Se comporta abbracci e baci ovviamente no. Ma nessuno si aspetta sanzioni.
A questo punto che cosa sarà del campionato? Lo si vedrà domani nel corso del consiglio federale straordinario. L’orientamento iniziale prevedeva l’interruzione almeno fino ad aprile, ma la Lega intende andare avanti, naturalmente a porte chiuse. Ci sarà dibattito serrato.
E’ possibile recuperare tra maggio e giugno le giornate sospese? Dipende dal destino dell’Europeo itinerante, in programma dal 12 giugno al 12 luglio con inaugurazione a Roma. La manifestazione, secondo fonti della Federcalcio italiana, in questo momento è a rischio rinvio. Perché altre leghe europee non hanno preso in considerazione provvedimenti di sospensione delle gare o chiusura degli stadi, nonostante il diffondersi del Coronavirus? In realtà la Grecia ha annunciato porte chiuse in tutti gli eventi professionistici per due settimane. In Francia, Germania, Inghilterra e Spagna il pericolo non è ancora avvertito imminente come in Italia, probabilmente a torto.
Se il campionato verrà sospeso che cosa faranno i calciatori? Continueranno ad allenarsi? La squadre devono ancora stabilire il programma d’emergenza. Fondamentalmente tutte pensano a sedute regolari con raccomandazione di permanenza nelle abitazioni durante il tempo libero, in attesa che la situazione torni normale. Atalanta, Inter, Juventus, Napoli e Roma sono tuttora impegnate nelle coppe europee e non hanno motivo di modificare radicalmente le abitudini.
Si sono verificati casi di positività tra i giocatori delle principali leghe europee? Finora da noi abbiamo avuto quattro casi di positività tra calciatori, e altri tra membri dello staff e dipendenti, in Serie C. In Europa è venuta a galla solo la quarantena di Christian Poulsen, viceallenatore dell’Ajax, e di due suoi collaboratori.
Quali sport hanno già decretato un blocco dell’attività di vertice? In Italia sono state cancellate le principali gare di ciclismo. Campionati fermi per rugby e pallavolo femminile (più due gare annullate nel torneo maschile). Il basket ha già rinviato due giornate. Stop per atletica e triathlon, anche il nuoto va verso il congelamento.
Fino a quando durerà l’emergenza? Nessuno è in grado di dirlo.