Corriere della Sera: “Roberto Baggio dopo la rapina in villa: «I miei erano in pericolo e ho reagito. La paura è stata tanta, ora c’è rabbia»”
L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sul dramma vissuto da Roberto Baggio, picchiato e sequestrato nella sua villa insieme alla sua famiglia.
La città dell’oro, il grande campione, la villa più bella della collina di Altavilla Vicentina immersa nel verde di un grande parco fra querce, faggi, noccioli e prato inglese. E pure la partita di calcio in corso, che riuniva Roberto Baggio e i suoi familiari davanti alla tv rendendoli così più vulnerabili. Per una banda di rapinatori, un Eldorado. Anche perché, ha spiegato lui stesso ai carabinieri di Vicenza con la testa incerottata, ci si è messa anche la sfortuna: l’impianto di videosorveglianza interno ed esterno era stato messo fuori uso dalle piogge alluvionali delle scorse settimane.
Mentre gli allarmi, installati fuori e dentro la proprietà, non erano azionati per via dell’andirivieni in casa prima del calcio d’inizio di Italia-Spagna. Quel cerotto è dovuto al fatto che uno dei malviventi ha voluto mettere subito le cose in chiaro colpendo Baggio alla testa con il calcio della pistola. «Io ho reagito istintivamente perché ho visto la mia famiglia in pericolo e mi è venuto da difenderla», ha spiegato ai militari che stanno indagando sulla vicenda.
C’erano i due figli, Mattia e Leonardo, c’era la moglie Andreina e c’era la suocera. Sono stati attimi di terrore. «Quando mi ha dato il colpo mi sono sentito impotente… Per fortuna a livello fisico ho rimediato solamente alcuni punti di sutura e qualche livido, oltre alla grande paura e allo spavento per quanto accaduto. Ma è qualcosa che occorre superare. Mi rimane tanta rabbia».
Roby Baggio il Pallone d’oro, il Divin Codino, l’amato numero 10 di Juve Milan Inter e della Nazionale, l’artista in campo e l’uomo riservatissimo fuori che incarna un po’ i pudori tipici di questa terra. Interviste centellinate, pochissima tivù e ritiro a vita privata in un casale rustico e modernissimo al tempo stesso, questo e quello, un po’ come la sua natura, buddhista e cacciatore.
La villa ha fatto la sua comparsa solo di recente su social e riviste, cosa che secondo alcuni potrebbe aver destato l’attenzione della banda. Mattoni a vista, una vetrata che affaccia su una tenuta di circa dieci ettari. «Li ha presi un po’ per volta e così è diventata un podere più difficile da controllare. I rapinatori potrebbero aver scavalcato ovunque – racconta l’ex sindaco di Altavilla, Carlo Dalla Pozza, che abita su questa collina – Tra l’altro, mio cugino mi ha segnalato dei movimenti sospetti di un gruppo di persone che guardavano dentro le proprietà».
La procura ha naturalmente aperto un fascicolo per rapina a mano armata e lesioni. «Ci sono anche i profili del sequestro di persona», ha aggiunto il procuratore di Vicenza, Lino Giorgio Bruno, che ha messo in campo pure i carabinieri del Ros. Danno la caccia a un gruppo di slavi che ha dimostrato di avere dimestichezza con il luogo. Ma le rapine in villa non sono una novità, da queste parti.
Vicenza è la terza provincia a livello nazionale per reddito pro capite e la prima per numero impianti di sicurezza. È provincia di piccoli imprenditori, di una ricchezza cresciuta di colpo negli anni Ottanta e Novanta che ha portato fra i colli Berici bande di criminali dell’Est europeo. Baggio è un caso a parte. Non si è fatto il capannone ma la villa sì. E non è il primo calciatore a subire una rapina: Donnarumma, Smalling, Zaccagni, Barak, Toloi, Zalewski… La lista è lunga e i bottini si assomigliano, orologi, gioielli, denaro. L’ex campione avrebbe avuto pure i trofei, su tutti il Pallone d’oro che però lui custodisce in una cassaforte speciale che pare non sia stata scassinata.
«Sono vicende lasciano ferite enormi ma sono certo che Roberto e la sua famiglia supereranno il trauma», sono le parole di Vittorio Petrone, storico manager del campione. Il quale, tenendo fede al suo riserbo, si è limitato a diffondere un breve virgolettato: «Stiamo ricevendo un affetto straordinario e desideriamo ringraziare tutti». Quaranta minuti di terrore, chiusi in una stanza mentre i predoni agivano. Praticamente tutto il secondo tempo di Italia- Spagna. Sotto questo profilo, almeno questo, non si sono persi un granché.