Corriere della Sera: “Palermo, dopo lo stupro di gruppo volevano picchiare la vittima: «Non doveva denunciare». Il giudice: privi di pietà”

L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sullo stupro di gruppo avvenuto a Palermo.

Mi ha fatto un nome, Angelo, uno che aveva già provato a violentarla, ma non c’era riuscito perché lei l’aveva rifiutato. So che la seguiva su Instagram. Mi ha detto che quella notte erano in sette, tutti giovani. Non so se li saprebbe identificare o se li ricorda, ma sicuramente Angelo c’era ed è lui che ha architettato tutto». Non ha dubbi il fidanzato di Francesca (il nome è di fantasia, ndr), la 19enne palermitana che, la sera tra il 6 e il 7 luglio, è stata abusata da un gruppo di ragazzi sul lungomare della città.

«C’è Angelo dietro quel che è accaduto», ripete ai carabinieri. E lo stupro, ne è certo, era premeditato. Accuse che avrebbero più di un fondamento, secondo gli investigatori. Angelo conosceva da tempo la vittima e l’avrebbe contattata nel pomeriggio sui social per invitarla a trascorrere insieme la serata. E lei avrebbe accettato presentandosi all’appuntamento con due amici. Una serata d’estate come tante, un gruppo di ventenni che si vedono in un locale nel cuore della movida. E tanto alcol. A raccontarlo è proprio Francesca che ai medici del pronto soccorso, dove arriva dopo lo stupro con un’ambulanza chiamata da alcuni passanti, riferisce tutti i drammatici momenti vissuti: lei, ubriaca e malferma che si allontana con la comitiva verso una zona buia del Foro Italico, gli abusi, le umiliazioni, gli insulti, lo scherno e la violenza di gruppo ripresa col cellulare.

«Ho afferrato il telefono e ho chiamato il mio ragazzo — dice ai medici e poi ai carabinieri — Non sono riuscita a dirgli altro se non che mi trovavo al Foro Italico e che avevo bisogno di un’ambulanza. A quel punto mi sono accasciata a terra con il cellulare in mano. Ero sonnolenta, sentivo un gran bisogno di dormire. Sono stata raggiunta da qualcuno che ha chiuso la chiamata e mi ha fatta alzare in piedi. Poi mi hanno riportata da Angelo, che era rimasto in disparte. Gli ho chiesto di chiamare aiuto, ma lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva che fossero coinvolte le forze dell’ordine. Se ne sono andati…».

Una denuncia lucida che porta ai primi quattro fermi. I tre del branco ancora liberi — arrestati dopo ma già intercettati — a quel punto cominciano ad avere paura. Sanno che la ragazza ha parlato e pensano di vendicarsi. Angelo è già in carcere e ha cominciato a fare i nomi degli altri, tentando di limitare le sue responsabilità e dicendo di non aver partecipato alla violenza, ma di essersi limitato a guardare. I complici — tra loro c’è un minorenne — sanno di non avere scampo e vogliono vendicarsi di Francesca. «Ti giuro stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta… le dico guarda che cosa mi hai fatto e poi le do una testata nel naso… le chiudo la narici con una testata», dice uno di loro registrato dalle «cimici» dei carabinieri. Parole, scrive il gip che ne ordinerà l’arresto, emblematiche di «una chiara volontà punitiva verso la ragazza, col fine di colpevolizzarla per la denuncia sporta».

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Redazione Ilovepalermocalcio