L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sull’omicidio Bellocco.
Quattro giorni prima del delitto, una soffiata decisiva arriva a Beretta: «Il piano per uccidere il capo ultrà Andrea Beretta è pronto». La fonte è una persona molto vicina a Bellocco. Questo è l’ultimo segnale che fa capire a Beretta che il finale è ormai vicino. Il capo ultrà dell’Inter, sospettando di essere nel mirino da mesi, decide di agire e confessa l’omicidio dell’amico e rivale Antonio Bellocco. Beretta ammette che l’agguato è stato improvvisato e che Bellocco, disarmato, ha cercato di sottrargli la pistola che lui stesso aveva con sé.
I filmati delle telecamere mostrano Beretta mentre, dopo aver ferito una prima volta Bellocco, lo colpisce di nuovo con ferocia, allontanando così l’ipotesi di legittima difesa. Due testimoni, usciti dalla palestra, assistono alla scena e cercano di fermare Beretta mentre “finisce” Bellocco. Uno dei testimoni riferisce di aver sentito due spari, ma finora le indagini non hanno trovato tracce di un secondo proiettile.
Beretta era sospettoso da giugno di essere messo da parte da Bellocco, che avrebbe puntato a scalare i vertici della Curva Nord. Beretta si definisce come un baluardo contro le infiltrazioni mafiose nella curva, ma non ha chiarito quali fossero i reali interessi di Bellocco. L’introduzione di Bellocco nell’ambiente del tifo era avvenuta attraverso Marco Ferdico, volto pubblico della Nord, ma dopo una spaccatura, Ferdico aveva finito per sostenere la scalata del calabrese.
Dopo il delitto, le cosche calabresi si sono mosse per evitare una faida, che potrebbe danneggiare gli affari. Tuttavia, la morte di un membro importante della ‘ndrangheta, come Bellocco, non potrà restare impunita. Beretta, ora in isolamento nel carcere di Opera, è consapevole delle conseguenze che potrebbero arrivare.