L’edizione odierna del “Corriere della Sera” parla della tragedia di Lecce con l’uccisone dell’arbitro De Santis. Un nome, Andrea.
E un oggetto, uno zaino giallo. Sono per ora gli unici due elementi concreti, assieme all’esame dei cellulari e dei tabulati, che possono indirizzare le indagini per smascherare l’assassino di Daniele De Santis, 33 anni, arbitro di calcio, e Eleonora Manta, 30 anni, laurea in Giurisprudenza, da pochi mesi dipendente dell’Inps a Brindisi – scrive il quotidiano -.
Andrea è sicuramente il nome di uno dei testimoni che ha visto l’assassino allontanarsi, ed abita sullo stesso pianerottolo dell’appartamento di proprietà di Daniele in cui si vedevano i due giovani uccisi.
Ma potrebbe essere anche il nome dell’assassino – si legge -. È in ogni caso il nome che Eleonora ha urlato «Andrea, no!» mentre il suo carnefice la finiva a coltellate nel ventre. Andrea, il testimone, si affacciava sull’uscio di casa, notando lo zaino giallo che l’assassino portava in spalla. Per il resto, come ha raccontato agli investigatori, quell’uomo gli è apparso soltanto come una sagoma nera, vestito con una tuta da motociclista, un cappuccio nero e guanti di pelle nera.