Corriere della Sera: “La serie A sceglie Simonelli ma è scontro sull’eleggibilità. Il peso dell’ex n.1 Casini”
L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sulla Lega Serie A e l’elezione del nuovo presidente Simonelli.
Il grande caos. Con 14 voti (e sei schede bianche) Ezio Simonelli è stato eletto presidente della Lega di A. Tuttavia, l’assemblea non ha provveduto alla proclamazione: sarà decisivo il parere del Consiglio di Lega, programmato il 27 dicembre, per verificare i requisiti di indipendenza.
Riassunto delle ultime convulse 24 ore: dopo che in mattinata Luca Cordero di Montezemolo, indicato da parecchi club come profilo ideale per il rilancio del calcio italiano, si era sottratto alla contesa elettorale, le società in assemblea si sono divise da subito in due schieramenti. Già al momento del voto sulla modifica dello statuto (passaggi tecnici, come sul numero di consiglieri federale aumentati da tre a quattro), 14 club si sono astenuti, mentre sei si sono dichiarati a favore. La mossa è servita alle società per contarsi, come prodromo alla votazione principale della giornata. Simonelli, commercialista della famiglia Berlusconi, classe 1958, con uno studio legale tributario a Milano, già reggente della Lega di A di cui è stato presidente del collegio dei revisori e in corsa in passato per la presidenza della B, ha ottenuto quattordici preferenze. Ovvero, una in più (quella del Lecce) di quelle che i club gli avevano tributato nella prima riunione.
Su Simonelli, come è noto, pendeva il parere del giurista Natalino Irti che, a fronte degli incarichi elencati dal commercialista in un curriculum di nove pagine inviato in Lega, ne aveva stabilito l’incandidabilità e l’ineleggibilità. I ruoli in Mondadori, Mediaset e Fininvest (la holding a cui fa capo il Monza) sono ritenuti incompatibili con i requisiti di indipendenza richiesti dallo statuto. Ieri era atteso il giudizio del collegio dei revisori che salomonicamente ha sentenziato: non si ravvedono impedimenti circa la candidabilità ma si ritiene che la verifica dei ruoli sulla compatibilità con lo statuto debba essere effettuata dopo l’elezione.
E quindi? L’ultima parola spetta al Consiglio di Lega che si riunirà prima della fine dell’anno: ne fanno parte Paolo Scaroni e Luca Percassi (dalla parte di Simonelli), Rebecca Corsi, Maurizio Setti e Gaetano Blandini, consigliere indipendente, oltre a Lorenzo Casini e a Luigi De Siervo. Beppe Marotta e Claudio Lotito, in quanto consiglieri federali, possono partecipare al consiglio ma solo come uditori. Il rischio è che in caso di bocciatura il consiglio rimandi il voto sul presidente all’assemblea.
In serata la spaccatura fra le due correnti è emersa con evidenza: da un lato Simonelli si ritiene già il presidente eletto, godendo del favore della maggioranza qualificata dell’assemblea e, determinato ad accettare l’incarico di presidente, si prepara a rassegnare le dimissioni dagli incarichi che determinano il conflitto di interessi. Ritiene perciò che debba essere lui a convocare il Consiglio di Lega, mentre Luca Percassi nel frattempo sarebbe il reggente. Piccolo particolare: da verbale, l’assemblea ha eletto Simonelli ma non lo ha proclamato. Quindi il manager non potrebbe effettuare fughe in avanti, non possedendo l’autorità per convocare il consiglio. Tutto finito? No, in tardissima serata, la riunione è stata indetta da Casini. La strada verso l’unione è ancora lunga e piena di ostacoli.