L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma su Cheddira convocato dal Marocco per i Mondiali.
Parla quattro lingue, ha la passione per la Storia, ha due passaporti e in Qatar sarà in buona compagnia. Walid Cheddira, attaccante rivelazione del Bari e della serie B, è nato a Loreto in provincia di Ancona e sarà uno dei due giocatori nati in Italia a partecipare al Mondiale, assieme al romanista Zalewski, convocato dalla Polonia. Walo (o «Ualino» alla barese) tre anni fa giocava ancora in D a Monte San Giusto. Acquistato dal Parma che lo ha mandato ad Arezzo, Lecco e Mantova, è finito al Bari per 180 mila euro.
Un affarone per la famiglia De Laurentiis, come dimostrano i gol per la promozione (7) e quelli già segnati in B (9) che tengono i pugliesi stabilmente tra le prime. Un’esplosione che a settembre ha portato alla prima convocazione con il Marocco e giovedì alla chiamata per il Qatar: «Esserci è un orgoglio, spero di ritagliarmi il mio spazio in una squadra che può essere la sorpresa del torneo, anche se nel girone ci sono Croazia e Belgio, oltre al Canada — spiega Cheddira al Corriere —. Guardo tutti gli attaccanti, per cercare di prenderne le caratteristiche migliori, ma quello che mi piace di più è Immobile, per come attacca gli spazi e perché sotto porta è micidiale. Certo mi fa un po’ strano che non ci sia la Nazionale di Mancini al Mondiale, ma vorrà dire che un pezzetto di Italia calcisticamente lo porterò io».
Per la prima volta le cinque squadre africane qualificate (oltre al Marocco e alla Tunisia ci sono Senegal, Ghana e Camerun) saranno tutte allenate da tecnici locali: per quanto storica, è una coincidenza, perché il Marocco ha un nuovo selezionatore da poco e la Tunisia ne ha cambiati quattro tra un Mondiale e l’altro, ma allo stesso tempo è anche un messaggio di identità, non solo calcistica, che arriva in modo forte dal continente. Lo stesso messaggio che danno giocatori come Ziyech, stella marocchina del Chelsea, che quando scelse il suo Paese d’origine invece dell’Olanda (dove è nato e cresciuto) fu sbertucciato da Marco Van Basten («Ma come si fa a essere così stupidi?»). In Russia quattro anni fa, il Marocco c’era, a differenza degli arancioni di Amsterdam.