L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sul Girona che in Liga spaventa Real e Barcellona.
Non ha mai partecipato a una competizione europea e in Coppa del Re non sa cosa significhi andare oltre i quarti. Nonostante il tifo del leader indipendentista Carles Puigdemont, è sempre stata la terza squadra della Catalogna, oscurata da Barcellona ed Espanyol, incapace di restare per due anni di fila in massima serie, conquistata per la prima volta nella sua storia solo nel 2017. Ventiquattro mesi fa aveva perso tre delle prime cinque partite ed era penultima in Segunda Division (la nostra serie B). Eppure oggi, dopo 15 giornate, il Girona è in testa alla Liga, 38 punti come il Real Madrid di Bellingham, quattro in più del Barcellona di Lewandowski. Campioni e storia da una parte, una cittadina da 100.000 abitanti e uno stadio da 13.ooo posti immerso nel verde dall’altra. Secondo la leggenda, Girona è stata fondata dal gigante a tre teste Gerione, ucciso poi da Ercole in una delle sue dodici fatiche. Ecco cosa sarà battere il Girona quest’anno, una grande fatica per tutti, riuscita per ora solo al Real (0-3 lo scorso 30 settembre).
Malgrado una tradizione culinaria di primissimo livello — El Celler de Can Roca è stato premiato due volte come miglior ristorante al mondo—la squadra di calcio è stata composta con ingredienti all’apparenza scadenti, su cui nessuno puntava: fra i pali l’argentino Gazzaniga, al settimo club diverso in dodici stagioni; dietro l’esperienza del 33enne Blind, ex Ajax e United, rimasto svincolato dopo un breve e deludente prestito al Bayern (solo 5 partite giocate), affiancato dal talento di Eric Garcia, che al Barça era l’ultimo centrale della lista; in mezzo Yangel Herrera, 5 anni al City senza mai giocare una partita per Guardiola. Alla guida di questa squadra — 12 vittorie su 15, sei acquisti estivi per un totale di 16 milioni spesi, stipendi pari a 51,98 (il Real è a quota 727) — c’è l’allenatore Michel, figlio di fruttivendoli, maestro di promozioni. Nei giorni bui in Segunda Division, la società gli manda un sms: «I dati ci dicono che il tuo gioco ci porterà alla promozione, non scendere a compromessi». Con lui attaccano tutti, anche al costo di prendere gol: «Voglio potenziare i miei calciato ri, non usarli per minimizzare i rischi». Con la palla usa il 4- 2-3-1 e le star sono i due esterni offensivi, il 19enne brasiliano Savinho (l’acquisto più decisivo in Liga dopo Bellingham) e l’ucraino Tsygankov, preso quando era in scadenza con la Dinamo Kiev.
Gli applausi vanno anche al direttore sportivo Quique Carcel, che in estate ha venduto metà titolari (compreso il bomber Castellanos, ora alla Lazio) senza che nessuno ne sentisse la mancanza. Ma la storia del Girona è cambiata nel 2017, quando il club è entrato nella galassia del City Group, che ha posto al comando del Cda Pere Guardiola, fratello di Pep, ex uomo Nike, che in passato ha gestito i contratti di Ronaldo il Fenomeno e di Ronaldinho, oltre che ex procuratore di Luis Suarez e Iniesta. Vive a Londra, da lì prende le decisioni più importanti con un sogno: battere Barça, Real e Atletico, impresa che in Liga non è riuscita a nessuno negli ultimi 20 anni.