“La fortuna aiuta gli audaci è un detto che, mai come ieri sera, è risuonato forte e chiaro allo stadio Barbera. La svolta del Venezia è servita, anche se soltanto in parte: al novantesimo c’era da sfregarsi le mani, Palermo era espugnata, quattro punti in due partite erano in cassaforte dopo il pareggio all’esordio con il Verona e autentica impresa nell’anticipo della nona giornata che imprimeva il timbro decisivo sulla scelta di Joe Tacopina. E invece ecco un finale inspiegabile, pieno di paura nonostante la superiorità numerica, il pareggio di Struna al 90’ e sei minuti in apnea dopo Nestorowski rischia pure di griffare il sorpasso. Il coraggio di Stellone pareggia quello di Zenga. Quanto basta per mordersi la lingua e le mani, perché il pari è oggettivamente una mezza sconfitta. Lo ammette pure Maurizio Domizzi a fine gara: «Per come si era messa la partita questa è quasi una sconfitta — sospira il capitano davanti alle telecamere di Dazn — potevamo gestirla molto ma molto meglio. Eravamo andati in vantaggio ed eravamo in superiorità numerica. Ci dispiace tantissimo per il mister che si è approcciato benissimo con noi, sarebbe stato fondamentale portare a casa una vittoria, perché la classifica non è bella. La squadra c’è ed è viva, è in fiducia ed è col mister nonostante la classifica». Classifica ancora ansiogena, che avrebbe assunto tutto un altro aspetto in caso di successo. In laguna è cambiato tanto e pure i dettagli significano molto, perché il cambio Schiavone – Segre viene subito premiato sul campo. Il gol a tre minuti dall’ingresso del centrocampista scuola Milan sarà pure aiutato dalla deviazione di Haas, ma sul calcio d’angolo che porta al vantaggio l’indicazione di Zenga a Segre è chiara. Posizionarsi in quello spicchio di campo e tirare in porta sul pallone vagante che esce dall’area. Detto, fatto, la carambola è benigna, Brignoli battuto, il Palermo fuori controllo con i nervi. Poco dopo Trajkovski compie un fallaccio su Di Mariano, l’arbitro Pezzuto sceglie la linea dura e inflessibile, punendo la pericolosità dell’intervento. Il piano di Zenga è chiaro sin dall’inizio. Cercare di limitare le fonti di gioco del Palermo, impedendo il rifornimento a Nestorowski e Puscas, addormentare la partita riducendo sempre più i ritmi. Piano che riesce alla perfezione, perché è vero che nel primo tempo sul taccuino ci sono quasi solo occasioni per il Palermo, ma è altrettanto vero che l’onda d’urto tutto sommato viene retta più che discretamente. Si scopre pure che la chance forse più nitida è un quasi autogol di Aleesami su cross di Garofalo al 24’. Poi, certo, c’è l’ottimo Vicario a togliere dall’angolino il gran tiro di Jajalo nel finale di frazione. Col passare dei minuti, però, il Palermo perde lucidità e subisce il gol di Segre. Poi il convulso finale e l’amaro calice del pareggio”. Questo quanto scrive l’edizione odierna de il “Corriere del Veneto”: