Il direttore Mario Sconcerti è intervenuto in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle frequenze web di TMW Radio. Queste alcune delle sue parole: “Il polverone l’ha fatto la comunicazione, non Rezza. Il parere di una persona è sempre personale, se glielo chiedi. Se quello poi fa chiaramente una battuta, sottolineando il suo tifo romanista, che deve fare? Rezza è stato strumentalizzato dai laziali, in primis Diaconale che gli ha detto di pensare a fare i vaccini. Questo dimostra che siamo impreparati e vediamo il virus come una battaglia tra squadra, il che è indice di seria inciviltà. Su quando si potrà riprendere nessuno può dare una data, l’ideale sarebbe quindici giorni dopo l’ultimo contagio, o quando si arriverà ad un numero considerato accettabile. Mi interessa poco sapere se si può o no giocare a calcio, la cosa paradossale e quasi scandalosa di questa situazione è che sia una discussione quasi solo tra presidenti, nessuno ha chiesto mai alla gente come preferirebbe, discutendo come se il calcio fosse loro e non si reggesse sui soldi della gente. Almeno le altre aziende in difficoltà, si confrontano con le situazioni delle altre aziende. Cercano di rispettare la clientela, qui della gente non frega niente a nessuno. I soldi alla tv nel calcio li dà la gente. Non è che Sky o DAZN facciano beneficenza… Nessuno glielo chiede, è normale sia così. Lo spettacolo offerto è già usato al 66, 68%, poi perché il numero di partite reali sarebbero ancora meno… Per dire, Udinese-Fiorentina nell’ultima giornata giocata è stata una partita finta. Poi ci sono le porte chiuse, il mancato assistente VAR: io che ho comprato lo spettacolo televisivo, singola persona, avrò diritto di dire la mia? Si fanno sondaggi sulla tenuta del Governo settimana per settimana, cinque istituti alla volta, e non c’è uno, e questo mi insospettisce, che chieda alla gente cosa vorrebbe fare. Io non sento la necessità, ma è un parere personale, mi rimetterei alla maggioranza. Trovo paradossale però che nessuno lo chieda, e che i presidenti continuino a voler decidere per tutti come se fosse un diritto privato, senza discuterne con il loro mondo, con i loro finanziatori. La Serie C è un mondo discusso e discutibile. Non ci possiamo permettere sessanta squadre di C, semi-professionistiche e nessuno sa cosa significhi. Il mondo della Serie C è una delle malattie del calcio da decenni, ormai. Da anni vediamo fallimenti e penalizzazioni legate ai mancati pagamenti che fanno capire che c’è qualcosa di non sopportabile. Non so in quante parti del mondo possano avere cento squadre professionistiche… Le strutture, poi, funzionano se sono riempite. Il Coronavirus dà una spallata, ma non è alla base del problema Serie C, e idem per i dilettanti. Oggi questi costano delle cifre importanti, 400-500mila euro l’anno per le varie spese, bisogna anche che i dilettanti facciano più i dilettanti: questo paese non può pagare tutti”.