Coronavirus, Roma: finte questue e truffe online, sciacalli del virus in azione. Sotto controllo 40 collette
Secondo quanto riporta “Repubblica”, anche il Covid- 19 diventa lo spunto per raggiri di tutti i tipi. Gli ultimi due sono stati scoperti dalla polizia postale: attraverso il sito gofoundme – estraneo – era stata avviata una raccolta fondi per l’ospedale Spallanzani con tanto di logo della Regione Lazio pubblicato senza alcun permesso per rendere ancora più credibile la campagna nata, solo nella teoria, per aiutare la terapia intensiva del nosocomio. Di più: a maggiore garanzia si faceva anche il nome del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. L’altra truffa, gestita da due romani, padre e figlia, era invece pubblicata su Facebook. La raccolta fondi, in questo caso, era, solo in teoria, a favore dell’ospedale San Camillo: le donazioni finivano però su una carta di credito ricaricabile. Entrambi i conti correnti sono stati bloccati, mentre le due pagine web sono state oscurate dalla polizia postale di Roma, coordinata dal pool reati informatici della procura. Le indagini vanno avanti per identificare gli altri responsabili dei reati di truffa aggravata. “Chi specula sulle raccolte fondi così come sui dispositivi di sicurezza è doppiamente criminale e va perseguito duramente”, dice il vice presidente della Regione Lazio Daniele Leodori. Sulla questione è intervenuto anche il Codacons: ” Quanto scoperto dalla Polizia Postale rafforza l’esigenza di avviare verifiche a tappeto su tutte le raccolte fondi di privati sul web in tema di Coronavirus ” , spiega il presidente Carlo Rienzi. “Il Codacons, attraverso i propri ispettori, ha avviato il controllo su 40 iniziative benefiche attualmente presenti sul web. È necessario inoltre che le iniziative di solidarietà in favore della sanità italiana siano sottoposte alla vigilanza della Protezione civile”. Oltre alle decine di truffe online, con virus informatici che si installano su computer, smartphone e tablet non appena si clicca sul link inviato spesso via mail, ci sono quelle dei prezzi gonfiati di mascherine e gel disinfettante, molto spesso neanche a norma, che hanno visto fin dall’inizio sequestri e denunce. E altre, come quelle del kit anti- Coronavirus, ” uno dei sistemi di maggior efficacia per curare la sintomatologia legata al Coronavirus di nuova generazione”, acquistabile a 995 euro ” per prevenire e curare il Covid- 19″, venduto da un sito obbligato poi dall’antitrust a eliminare ogni riferimento all’efficacia preventiva contro il Coronavirus. C’è stata anche la truffa dei falsi operatori ecologici Ama che, con la scusa di dover ritirare i rifiuti direttamente a domicilio, cercano di introdursi negli appartamenti, prima telefonando spacciandosi per dipendenti e poi dando appuntamento, soprattutto agli anziani o a chi vive solo. ” Invito – dice l’amministratore della municipalizzata Stefano Zaghis – chiunque fosse contattato da qualcuno che si presenta a nome di Ama e tenta di introdursi nel domicilio privato a denunciare immediatamente il fatto”. Oltre a quelli offerti a prezzi stratosferici dai laboratori privati senza però che ci sia stata alcuna validazione dallo Spallanzani, truffe anche sui tamponi. Il 12 marzo la Regione Lazio aveva lanciato l’allarme invitando a diffidare di un audio che annunciava tamponi a domicilio: una voce di donna affermava di essere un’operatrice della protezione civile regionale e annunciava che nei giorni successivi addetti sanitari della regione sarebbero passati casa per casa per eseguire tamponi a domicilio. L’intento era sempre quello: introdursi nelle abitazioni. Era stata poi la volta della sedicente comunicazione, attraverso volantini attaccati ai portoni dei palazzi, del ministero dell’Interno. “Si invitano eventuali non residenti di questo edificio a lasciare le abitazioni ospitanti per rientrare nel loro domicilio di residenza”. I volantini erano stati ritrovati un po’ ovunque in città e la questura si era affrettata smentire che si trattasse di comunicazioni ufficiali.