L’edizione odierna del “Corriere della Sera” riporta le dichiarazioni di Roberto Donadoni, allenatore dello Shenzen: «C’è grande attenzione nei confronti di coloro che vengono dai paesi più colpiti e in fondo è giusto che sia così: hanno faticato tanto per risolvere il problema. Noi abbiamo trascorso un lungo periodo ad allenarci in Spagna, poi il 9 ci siamo trasferiti a Dubai. Saremmo dovuti rimanere lì fino al 22 ma abbiamo preferito anticipare i tempi». Che situazione ha trovato in Cina? «Da Hong Kong a Shenzen c’è una manciata di chilometri, quando siamo entrati in città con il pullman ho visto che la situazione è tornata alla normalità. Le strade sono vive, popolate di gente. Portano la mascherina, ma fa parte della loro cultura, la usavano anche prima che scoppiasse questa epidemia. Basta che uno abbia un po’ di raffreddore e la mette. Diciamo che se prima la indossavano tanti, ora ce l’hanno proprio tutti. Mi viene da sorridere, però, quando sento dire che la Cina deve essere un modello per l’Italia. Noi non dobbiamo copiare chi sta combattendo la nostra stessa battaglia contro un avversario così infimo, ma limitarci ad avere buon senso. Bisogna capire che oggi non si può rischiare. È così difficile?. Quando leggo che tante persone dal Nord sono scappate in Sicilia e in Puglia, penso di no. Come si fa a non comprendere che questo è un autogol? Occorre stare fermi, in casa. Ma bisogna fare ciò che ci consigliano, senza prendere iniziative di testa nostra. Nei Paesi in cui è emerso il primo focolaio hanno rispettato le regole e ora sembra che tutto sia in via di soluzione. Questo dovrebbe convincerci ancora di più che non si deve sgarrare».