Ecco qui di seguito le parole del professore Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative del Pascale, a cui si deve la sperimentazione per contrastare il Covid-19 del farmaco antiartrite Tocilizumab che sta dando ottimi risultati: «Le immagini della folla sul lungomare non mi sono piaciute. Bisogna capire che il virus è ancora presente tra di noi e il rischio è ancora alto».
Assembramenti e persone che banchettano insieme…
«È un rompete le righe prematuro. In un momento in cui si sta decidendo di ripartire con delle attività, di farlo in sicurezza per limitare i rischi, c’è bisogno di senso di responsabilità da parte di tutti quanti. Ci sono attività che restano chiuse perché c’è ancora il pericolo e non va bene vedere le persone che vanno in mezzo alla strada, semplicemente perché desiderano uscire da casa dopo il confinamento. Bisogna avere rispetto di chi dovrà riprendere a breve in sicurezza e con tutte le accortezze. Il rischio è ancora elevato, il virus circola tra di noi. Se c’è qualcuno che pensa che il Covid abbia perso la sua virulenza, deve sapere che non c’è alcun elemento scientifico che lo sostiene».
Con l’estate la forza del Coronavirus non diminuirà?
«Non c’è una certezza, non è una affermazione che viene fuori da una evidenza scientifica importante. Esistono dei dati in laboratorio sulle temperature, ma da qui a sapere quello che poi avverrà in estate ce ne vuole. Abbiamo visto come in passato si siano sostenute delle cose e poi ne siano accadute altre. Questo è un virus giovane che è apparso sulla faccia della terra a dicembre, di cui si sa ancora troppo poco. In un momento in cui, c’è comunque la possibilità di una seconda ondata, soprattutto se c’è più gente per strada perché si sono riaperte alcune attività, non va bene aumentare il numero delle persone che rischiano di diffondere l’infezione ulteriormente».
Si è aperto troppo presto?
«Credo che ci si stato un compromesso tra quello che era più sensato fare e quello che a un certo punto bisognava fare perché c’era un tracollo economico importante che avrebbe aggiunto emergenza nell’emergenza. Nell’ambito del compromesso c’è stata questa riapertura, ma deve essere graduale, e fatta in sicurezza. Le immagini che stiamo vedendo, invece, non hanno nulla a che fare con la cautela».
Per quanto dovremo usare le mascherine?
«Per molto tempo. Le mascherine dovranno diventare una costante nelle nostre attività quotidiane perché ci proteggono. Se le mettiamo tutti ci proteggiamo a vicenda».
Servirebbero più tamponi?
«L’ideale sarebbe di tamponare tutti, ma non c’è il numero di tamponi e l’organizzazione tale per poterlo fare a tappeto. La sierologia ci può dare una mano perché in questa “fase due” l’elemento critico è la conoscenza, cioè conoscere chi sono le persone infettate, soprattutto i portatori asintomatici che sono quelli che hanno un elevato rischio di diffondere la malattia».
E la sua cura basata sul Tocilizumab?
«A breve la Aifa dovrebbe comunicare i risultati. Ci siamo quasi».
E per il vaccino?
«Ci vuole tempo, non prima di un anno. Sicuramente ne avremo uno, ma il processo è lungo».
Andrà reso obbligatorio?
«Assolutamente sì, c’è la necessità di avere una vaccinazione di massa onde evitare che il virus possa rimanere in circolazione».