Coronavirus, l’infettivologo ai siciliani: «Siamo ancora una popolazione “vergine”, attenti alla Fase 2»
Secondo quanto riporta “La Sicilia”, ecco qui di seguito le dichiarazioni di Carmelo Iacobello, primario di Malattie infettive del Cannizzaro e medico in prima linea contro il Covid 19: «Domani scatterà la fase due e dobbiamo tutti stare attenti». Iacobello come il suo collega Bruno Cacopardo, professore e primario di Infettivologia del Garibaldi – che giorni fa si è detto quasi sicuro che dopo 14 giorni dal 4 maggio potremmo avere un leggero rialzo della curva, ma nulla di preoccupante – e come tutti gli altri colleghi esperti, ribadisce che questa sarà la fase più importante di tutta la lotta al virus e non dovremo sbagliare nel rispettare le norme ed evitare che il virus possa rialzare la testa. «Purtroppo – spiega il primario – dovremo stare bene in guardia e ha fatto bene il presidente della Regione a blindare ancora la Sicilia perché non sappiamo se dal Nord o dall’estero possa essere importato un virus magari più virulento di quello che in queste ultime settimane ha inciso sul nostro territorio. Per questo non dobbiamo sbagliare perché il rischio esiste proprio al Sud e specialmente in Sicilia perché abbiamo una popolazione “vergine” all’aggressione del virus e tutto potrebbe tornare come prima e anzi peggio di prima». Iacobello è poi tornato sul virus meno aggressivo, sul quale insiste ormai da una decina di giorni, e ha confermato che «gli anziani negli ultimi tempi si comportano in maniera più resistente al Covid e non abbiamo più i casi gravi dei primi tempi dell’epidemia neanche tra i malati più fragili e questo vorrà dire qualcosa, fermo restando che anche i farmaci hanno cominciato a mostrare i loro effetti». Il primario si dice quindi ottimista per i numeri attuali e certo che presto si uscirà da questo incubo anche grazie all’arrivo della bella stagione, in cui si sta dipiù all’aria aperta dove il virus circola di meno grazie anche ai raggi ultravioletti. Iacobello, infine, ha illustrato alcuni dati che hanno riguardato il suo reparto e la Rianimazione, soffermandosi in particolare su quelli dei decessi registratisi in tutta la fase della malattia. Si tratta nel complesso di 12 morti, sei donne e sei uomini, nella stragrande maggioranza dei casi soggetti compresi tra gli 80 e gli oltre 90 anni di età, tutti pazienti fragili e con patologie preesistenti. Tra i pazienti tra i 40 e i 60 anni al Cannizzaro non si è riscontrato alcun caso di decesso, solo tre in terapia intensiva risoltisi positivamente, e tutti i pazienti sono guariti perfettamente. Insomma dati incoraggianti che però non devono fare abbassare la guardia nella lotta a un virus che come ha detto lo stesso infettivologo «ancora mostra lati oscuri che necessitano di essere esaminati e studiati». Lo stesso concetto espresso anche alcuni giorni fa dal prof. Bruno Cacopardo che piuttosto che parlare di virus più blando al Sud ha parlato di maggiore consapevolezza verso la malattia sia da parte dei medici che dai pazienti che adesso stanno molto attenti ai sintomi e giungono in ospedale quando la patologia non ha mostrato ancora tutta la sua virulenza e, quindi, in uno stato di salute più facilmente curabile.