Il dato più allarmante del Coronavirus in Italia è senza dubbio l’andamento dei decessi, quest’ultimi, infatti, calano non come previsto. «Al momento – afferma l’amministratore delegato del Centro medico Santagostino Luca Foresti al Corriere della Sera – non lo sappiamo con certezza: però abbiamo alcune ipotesi. Una è che nonostante il blocco continuino a esserci contagi significativi: tra familiari, perché i positivi rimangono per lo più a casa; o negli ospedali, perché non si fanno abbastanza tamponi agli operatori sanitari asintomatici, che quindi se infetti possono contagiare i pazienti; o infine tra le persone che hanno interazioni sociali perché vanno a lavorare o escono a fare la spesa». Poi c’è sempre un altro importante dettaglio, perché i decessi così come i contagi non fotografano appieno la situazione. Le persone che muoiono oggi infatti sono quelle contagiate in media 23 giorni fa, e quindi contagi che risalgono a quando gli effetti del lockdown erano ancora limitati. Non solo, ad aggiungersi anche il ritardo nella raccolta dei dati per cui i numeri della Protezione civile indicano i nuovi decessi segnalati nelle ultime 24 ore dalle Regioni, che però non arrivano in tempo reale ma aggregano quelli raccolti nei giorni precedenti da Comuni e dalle Agenzie di tutela della salute. Per non parlare poi del fatto che le persone decedute a casa, negli ospizi e o nelle residenze sanitarie assistite quasi mai vengono sottoposte a tampone. Tutte ipotesi che mettono indubbiamente i bastoni tra le ruote alla battaglia anti-Covid.