Coronavirus, la testimonianza: «Io, moglie di un positivo: odissea fra scaricabarile e zero tamponi»

Isabella, avvocato residente a Milano, ha raccontato la sua odissea legata al “Covid 19”  con «zero certezze sui tamponi» all’agenzia di stampa “Andkronos”. I primi di aprile il marito 51enne viene ricoverato in gravi condizioni in un ospedale della metropoli, l’Istituto clinico Città Studi. Diagnosi scontata: Covid-19. «Nessuno sa dirti cosa fare, come comportarti sul fronte pratico e concreto della vita di tutti i giorni. Ho provato a fare tutta la trafila ed è disperante», riferisce. Il primo passo è stato chiamare il numero ministeriale 1500. «E’ come parlare con un registratore inutile – osserva Isabella -. I volontari ci mettono tanta umanità, ma sono impotenti, possono dare solo informazioni di base, già superate dagli eventi. La prima domanda che ti viene in mente è: io e mio figlio 13enne dobbiamo fare il tampone visto che abbiamo vissuto in casa con una persona positiva al virus, condividendone spazi vitali? Inutile dire che, ancora oggi, non c’è stato nessun tampone per noi».

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Redazione Ilovepalermocalcio