Anche il Piemonte finisce colorato di rosso scuro nella mappa sull’andamento del contagio in Europa dell’Ecdc, lo European center for Disease prevention and control, aggiornata a giovedì 18 marzo. È il colore che indica le aree più colpite dal coronavirus, come pure la Lombardia, l’Emilia Romagna, le Marche, la Campania, il Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento. In tutte queste zone, nei 14 giorni precedenti, i casi di Covid 19 cumulativi notificati sono stati superiori a 500 su centomila abitanti, indica l’Ecdc sul suo sito. Ma l’epidemiologo dell’Università di Torino e consulente della Regione, Giuseppe Costa, si stupisce. «Questa incidenza mi sorprende – ammette -. A quanto mi risulta, due settimane fa, in Piemonte era di 279.94 casi per centomila abitanti, e la scorsa settimana eravamo attorno a 300».
Il dato europeo si riferisce al periodo 1-14 marzo. Il Piemonte è colorato di rosso scuro anche nella mappa che combina tre indicatori: l’incidenza nei 14 giorni, la capacità di testare le persone e la positività al tampone. È comunque la conferma della situazione difficile vissuta dalla Regione nelle ultime due settimane, con un costante aumento dei contagi, gli ospedali sovraffollati e alle prese con centinaia di ricoveri al giorno. Tuttavia, nel pomeriggio di giovedì 18 marzo, il governatore Alberto Cirio ha parlato di un’epidemia in fase di rallentamento in Piemonte. Cirio ha detto che l’Rt, cioè il parametro che misura quante persone può contagiare ciascun positivo, è passato dal 1.41 del periodo 1-8 marzo a 1.31 di quello relativo alla settimana 8-14 marzo. Dati contenuti in un’anticipazione del report di monitoraggio dell’epidemia pubblicati ogni venerdì dal ministero della Salute e dall’Istituto superiore di Sanità.
Anche il virologo Giovanni Di Perri parla di segnale positivo. «Significa – spiega – che la velocità di aumento dei casi si sta riducendo, ma siamo ancora lontani dalla situazione ottimale. L’Rt dovrebbe scendere sotto 1 perché l’epidemia non progredisca più». Non solo. Al di là delle discrepanze rimarcate dagli epidemiologi, anche altri dati italiani confermano il quadro complesso per il Piemonte descritto dall’Ecdc. Secondo il monitoraggio dell’1-8 marzo – quello della settimana successiva sarà pubblicato soltanto nella giornata di venerdì 19 – l’occupazione dei posti letto di terapia intensiva in quel periodo era pari al 36 per cento, in crescita rispetto al 29 della settimana precedente e oltre la soglia critica del 30. Stessa situazione per i posti letto ordinari. Il 42 per cento era occupato, contro il 37 della settimana precedente e oltre la soglia limite del 40.
Ma anche i numeri relativi al periodo 8-14 marzo dovrebbero ribadire le difficoltà. È sufficiente guardare i bollettini pubblicati ogni giorno dalla Regione Piemonte. Nel confrontare il numero degli attualmente positivi a inizio e fine settimana, si scopre che in sette giorni sono aumentati di 13.044 unità, mentre i ricoverati tra terapia intensiva e reparti ordinari erano 565 in più. Così nei giorni scorsi dagli ospedali torinesi sono arrivati appelli a dirottare i pazienti, richieste ai medici di dimettere tutti i pazienti dimissibili e sono ripresi i trasferimenti dalle strutture cittadine a quelle di altre province per mancanza di spazi soprattutto in terapia intensiva. Intanto l’Rt migliora, è vero, ma non ancora come dovrebbe e giovedì 18 marzo i ricoveri sono calati di due unità. Ma il Piemonte finisce comunque nella mappa dei territori più bersagliati dal Covid in Europa.