Coronavirus, la Cei: «Bisogna far ripartire le messe, ma serviranno regole e sacrifici»
Ecco qui di seguito le parole, rilasciate in un’intervista ad “Avvenire” da Mario Meini, vescovo di Fiesole e vice presidente della Cei per l’Italia centrale: «Ci aspettiamo una ripartenza anche ecclesiale, mi viene da dire. Ma non immaginiamoci che tutto torni immediatamente come prima. Saremo costretti a ulteriori sacrifici: sacrifici nella liturgia, nell’evangelizzazione, nella testimonianza della carità». La Chiesa italiana è in attesa di poter riprendere a celebrare i funerali in chiesa e la messa assieme alla comunità, con una serie di accorgimenti ancora da definire: dal rispetto delle distanze anti-contagio alle modalità di distribuzione della Comunione. «La ‘fase 2’ sarà lunga – rileva Meini – e richiederà un grande senso di responsabilità». «Quando verranno varate indicazioni precise, potremo capire come comportarci – spiega il vice presidente Cei -. Dobbiamo auspicare il meglio ma faremo di necessità virtù. Mi auguro che le Messe si possano ‘riaprire un pò di più’, se mi è consentita questa espressione: ossia, che si torni a celebrare alla presenza della nostra gente. Tuttavia è chiaro che non ci sarà permesso di avere le chiese affollate. Occorrerà rispettare con prudenza, fermezza, saggezza e attenzione le disposizioni di sicurezza e le regole che ci saranno». «Poi spero riprendano progressivamente nelle parrocchie le iniziative pastorali per tornare a guardarci negli occhi – prosegue -. Anche nel nuovo frangente saremo chiamati ad aiutarci da buoni fratelli gli uni con gli altri». Per quanto riguarda i funerali «pubblici», mons. Meini considera una priorità celebrarli di nuovo. «Sicuramente – afferma -. Lo ha anche evidenziato con avvedutezza il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, nell’intervista ad Avvenire. Ritengo che siano importanti le esequie in chiesa. Dobbiamo cercare il prima possibile di tornare a pregare insieme anche per i defunti. La scelta di limitarsi alle benedizioni al cimitero è stata fonte di sofferenza. Come sacerdoti abbiamo cercato di rimediare facendoci vicini ai familiari e ai parenti, ma non può bastare». «I sacramenti fanno la Chiesa – insiste infine il presule -. L’Eucaristia è la fonte e il culmine. Ma non possiamo dimenticare il sacramento della Riconciliazione, il Battesimo, la Cresima, il Matrimonio che in queste settimane non abbiamo potuto vivere. Ecco perché occorre andare oltre».