A Terni una bimba di 2 anni è risultata positiva al Coronavirus.
La madre della bimba ha voluto inviare una lettera a tutti i giornali, riguardo il contagio di sua figlia, di seguito la lettera: «La scuola non c’entra con il contagio di mia figlia e posso dire che quello che serve è una medicina del territorio presente e attiva. Mia figlia è stata riscontrata positiva a seguito del tampone effettuato in data 3 marzo. Ha presentato subito sintomi intestinali che si sono protratti fino all’8 marzo. Il 10 marzo, durante la notte, è comparsa la febbre e l’11 mattina ho provveduto subito a contattare la pediatra della bambina che ha attivato il servizio Usca. Il pomeriggio dell’11 la dottoressa dell’Unità speciale di continuità assistenziale ha riscontrato un ingrossamento dei linfonodi al livello del collo ed ha riportato i dati alla pediatra di libera scelta, la quale mi ha chiamata il 12 marzo per dirmi che non era necessario intraprendere nessuna cura domiciliare oltre al paracetamolo per abbassare l’iperpiressia», racconta la mamma. Ma nella notte la situazione della bambina è peggiorata, tanto che «la «febbre è salita a 40.2 con annesso episodio di delirio che mi ha spinta, la mattina di sabato 13 marzo, a contattare la guardia medica ed a richiedere una nuova visita domiciliare della dottoressa dell’Usca. A seguito di questa visita la dottoressa ha ritenuto opportuno la valutazione delle condizioni della bambina da parte del pronto soccorso dell’ospedale. Gli esami ematici hanno riscontrato una pcr elevata ed hanno ritenuto necessario il ricovero nel reparto covid2. In reparto sono stati fatti ulteriori esami ed hanno iniziato a somministrarle terapia antibiotica che si è rivelata subito efficace. Grazie a questo trattamento le condizioni sono migliorate velocemente, permettendoci di tornare a casa martedì 16 marzo.
Vi invio il mio racconto perché vorrei che quanto successo a noi serva da monito ai medici del territorio per risposte tempestive nel trattamento di tutti i pazienti Covid+ ma in particolar modo di quelli pediatrici; e soprattutto vorrei che non si puntasse il dito contro le scuole generando un allarme immotivato in quanto, come scritto sopra, le vicissitudini che ci hanno condotto al reparto Covid2 sono state diverse. Sono stata spinta ad inviarvi questa mail perché sebbene tutto il personale del reparto (sanitario e non) sia stato sempre professionale ed empatico con noi nonostante i loro ritmi di lavoro stessanti e stringenti, per una bambina come Lucia è stato stressante vivere (anche se per poco tempo) una situazione così pesante dal punto di vista emotivo».