Il Presidente della Lega Pro Ghirelli ai microfoni di gianlucadimarzio.com afferma: «Che problema abbiamo? Se uno mi chiede quando vuoi iniziare, io fino all’altro ieri rispondevo domani. Dall’altro ieri rispondo ieri. Rientrare in campo vorrebbe dire che il Paese sta meglio e che tutti siamo usciti da casa, che qualcuno può trovare un minimo di respiro attraverso il calcio. C’è un problema come presidente. Quando si inizia? Quando ci sono le condizioni per iniziare. Chi lo decide? Due in particolare: quel convitato di pietra che è il virus, poi le autorità mediche e scientifiche. Qui interviene il protocollo sanitario. Oggi chi vuol giocare al calcio deve applicarlo. Io come presidente di lega devo dire che è giusto, ma che al tempo stesso crea un sacco di problemi difficilmente risolvibili nel breve-medio periodo. Non abbiamo strutture mediche adeguate, centri sportivi adeguati, risorse finanziarie tali da creare strutture alternative. C’è il rischio concreto di una moria di club. Noi abbiamo chiuso il 21 febbraio con Piacenza-Sambenedettese e abbiamo proseguito con tanti club del nord e del centro. Da due mesi questi club non ricevono soldi dal botteghino. Giocare a porte chiuse aggrava una situazione già molto delicata. La C ha una sua specificità rispetto a B e A. Tasche meno gonfie e numero molto più elevato di club. Noi abbiamo sempre avuto la capacità di collegarci con tutti gli strati della popolazione ma è dura. Già gli stadi sono vuoti, se ci mettiamo a litigare ora nel mezzo del dramma perdiamo ogni forma di credibilità”. Abbiamo già detto che il 4 di maggio metteremo insieme un piano strategico che ponga la crisi come opportunità. Non ci sono un prima e un dopo, un’emergenza e un rilancio. Dobbiamo fare un’operazione di discontinuità rispetto alla Lega dei fallimenti del passato e quindi introdurre un taglio dei costi ed essere la lega dei giovani. Dobbiamo definire identità territoriale e di prodotto. Quando chiediamo al Governo cassa integrazione, fondo salva-calcio e aiuti. Altrimenti perderemo per strada tanti, troppi club». In discussione non ci sono invece le promozioni in C delle nove prime classificate della Serie D: «Mai danneggeremo chi è sotto di noi, mai intaccheremo questo diritto. Questo non si discute. Sarebbe una sciocchezza, non ne abbiamo nemmeno competenza».