Coronavirus: Consonni torna a casa, intubato a Bergamo si era risvegliato dal coma a Palermo

Ettore Consonni è finalmente tornato a Bergamo, l’uomo era stato trasferito a Palermo in condizioni critiche per liberare posti in Terapia Intensiva. Dopo circa un mese è tornato finalmente nella sua città, portando amore e gratitudine nei confronti di Palermo che l’ha salvato. Queste le sue parole ai microfoni del “Corriere della Sera “: «È stato come toccare il cielo con un dito. «Vi ringrazio tutti, siete delle persone eccezionali», ha detto durante i saluti. «Avete un cuore grande, mi avete salvato la vita». Il pensionato ha parlato al telefono con il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci, esprimendo riconoscenza per l’ospitalità: «Gli ho detto che i siciliani hanno dimostrato che l’Italia dev’essere unita». I momenti drammatici: ««Mi è andato il sangue alla testa, per un po’ non ho capito più niente. C’erano amici, parenti, i miei nipoti, i miei figli, mia moglie… Non l’ho vista per 47 giorni: è stata dura, siamo sposati da 40 anni. Ho imparato a fare il bucato da solo, per lavare le cinque paia di mutande che avevo in ospedale. Sono stato fortunato. Sarò per sempre riconoscente nei confronti dei medici e degli infermieri che mi hanno salvato la vita», dice con la voce spezzata. Sono da ammirare queste persone che mettono a repentaglio la propria esistenza per gli altri. Voglio ringraziare il dottor Mazzarese (primario della Rianimazione), il dottor Di Lorenzo (primario del reparto di Malattia infettive) e tutti coloro che mi hanno curato. Grazie anche al dottore commercialista Carlo Bergamo, il datore di lavoro di mia figlia Paola, che si è impegnato in prima persona per farmi tornare a casa il prima possibile. A Palermo ho trovato uno staff medico e infermieristico di alta qualità, con un’organizzazione incredibile. Dobbiamo smetterla con i pregiudizi tra Nord e Sud», afferma. «Se siamo uniti possiamo affrontare qualunque cosa. Vorrei fondare un partito per diffondere questa idea. Ho anche già in mente il nome: lo chiamerei Italia Unita».