Gli anziani nelle Rsa? “Non prendiamoci la responsabilità diretta” . La mail choc, riportata da Repubblica, è del 31 marzo ed è firmata dal responsabile scientifico dell’Unità di crisi, Roberto Testi in una corrispondenza con alcuni dirigenti dell’Asl di Torino. Sono le 9,30 del mattino. Testi ha appena preso visione del documento sulle procedure interne per il coronavirus messo a punto dai suoi collaboratori. Esordisce con un giudizio positivo: ” Come sempre ineccepibile e completo il documento”. Poi però arriva subito al nodo: ” Osservo solo che il concetto di responsabilità diretta sui casi in rsa, ospedali, aziende e comunità è esattamente quello che sto cercando di evitare con vari provvedimenti dell’Unità di crisi “, Dunque, il vertice di un organismo creato per fronteggiare una drammatica crisi sanitaria cerca di allontanare da sé la responsabilità di quanto avviene nelle centinaia di residenze per anziani sparse nel territorio piemontese. È la fine di marzo, la maggioranza delle rsa sono già isolate, blindate rispetto al resto del mondo. Ma è proprio in quei giorni che il virus, entrato comunque negli ospizi nonostante l’isolamento, sta mietendo vittime nelle camere, tra gli anziani e anche nel personale sanitario. Ma questo non è ancora completamente accaduto. Testi si rende conto che la mossa può procuragli critiche. Ma non sembra spaventato. Anzi, scrive che i suoi provvedimenti ” sicuramente faranno incazzare medici competenti, distretti, Usca, ecc ” . E questo perché “per ora le indicazioni sono di evitare il più possibile coinvolgimenti diretti in tali ambiti”. Ma se non si occupa di tutti gli aspetti di una emergenza, che cosa ci sta a fare l’Unità di crisi? La domanda è implicita tanto che è lo stesso Testi, nella riga successiva, a dare una risposta tanto cinica quanto, forse, realistica: “Non vorrei sembrare antipatico, ma non siamo riusciti a gestire 1.000 quarantene. Non oso pensare che cosa succederebbe prendendo la diretta gestione di circa 40 mila tra ospiti delle strutture socio assistenziali e operatori sanitari”. Una dichiarazione palese di impotenza. L’Unità di crisi non è in grado di fronteggiare il dramma che si sta consumando in quelle stesse ore dietro i cancelli chiusi delle rsa. Non solo non è capace di farlo ma, anzi, teorizza che è meglio non ” assumersi la responsabilità diretta ” di quel che sta accadendo. Testi non è l’unico a pensarla in questo modo. Lo stesso assessore regionale alla sanità, Luigi Icardi, dichiara il 9 aprile: “Non vogliamo scaricare nulla su nessuno ma le residenze sono strutture private che hanno un loro direttore sanitario e amministrativo”. Girare la testa dall’altra parte sembra essere la strategia scelta, sperando in un miracolo. Ci vorranno venti giorni prima che quella strategia venga completamente sconfessata dallo stesso presidente Alberto Cirio. Che domenica annuncia la nascita di una task force chiamata a “presentare un’analisi delle criticità evidenti nei servizi territoriali”. Una sconfessione in piena regola. L’altra conseguenza è purtroppo nella cronaca: oltre 500 le vittime nelle rsa piemontesi. Questa è infatti una delle priorità affidate al gruppo di esperti guidati dall’ex-ministro Ferruccio Fazio. Una settimana dopo la mail inviata da Testi, l’8 aprile, l’Ordine dei Medici scriveva un documento raggelante: “Nelle rsa ci sono state morti evitabili”.