L’edizione odierna de “L’Arena di Verona” ha realizzato un’intervista al neo-tecnico rosanero Eugenio Corini. Ecco un estratto: “Torniamo indietro di due anni, allo 0-3 di Roma e al tuo esonero. C’è qualcosa che non hai mai detto in tutto questo tempo e che magari hai maturato nel tempo? «Sapete che sono una persona riservata. Non ho più parlato di quell’epilogo, ho avuto sicuramente bisogno di metabolizzarlo. Il Chievo e di questo sarò sempre grato a Campedelli e a Sartori, rimane il club che mi ha permesso di tornare a giocare ad alto livello e mi ha permesso di allenare in A. Sia alla fine del primo anno che quando sono stato richiamato la seconda volta c’erano situazioni che non avevo sempre chiare. In questo percorso e tanti l’hanno voluto dimenticare ci sono stati due subentri avvenuti in momenti complicati ma non mi hanno impedito di portare il Chievo a due salvezze. Il mio rammarico, vista anche la stima reciproca che mi lega al club e al presidente, resta quello di non esserci salutati una volta giunti alla seconda salvezza. Insomma, avremmo potuto chiudere in bellezza per il bene che io voglio al Chievo e per il bene che voglio al presidente. Si vede che avevo in mente un progetto a lungo termine che probabilmente non collimava con le esigenze della società».