L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sulla finale di Coppa Italia in programma stasera.
Più che la Coppa Italia sembra la Coppa…non Italia visto che nelle rose delle due finaliste sono rappresentati 22 Paesi, un numero che scende a 19 se si considerano solo i convocati. Il derby d’Italia ormai da tempo è diventato globale come tutto il nostro calcio. Non certo per la gioia del ct Mancini e di chi vorrebbe far rinascere i nostri vivai, un po’ aridi di talenti. La tendenza “esterofila” però è difficile da invertire: per conferma prendete gli acquisti fatti a gennaio dai due club, il serbo Vlahovic e lo svizzero Zakaria per i bianconeri, il tedesco Gosens e l’ecudoriano Caicedo per l’Inter. In campo e sugli spalti comunque ci sarà anche una rappresentanza azzurra di un certo “peso” visto che saranno 7 (Chiellini, Bonucci, Locatelli, Bernardeschi, Bastoni e Barella più l’infortunato Chiesa) i reduci dalla vittoria dell’ultimo Europeo che a novembre, come tutti gli italiani, dovranno guardarsi il Mondiale davanti alla tv. Facciamoci dunque bastare questa finale di Coppa Italia in versione multietnica. In attesa di tempi migliori.
Italianissimi sono anche i due allenatori, due dei migliori rappresentati della nostra scuola, seppur animati da filosofie calcistiche diverse. Più pragmatico (e vincente) Allegri, che in carriera ha conquistato 13 titoli non sempre mostrando un calcio convincente per i suoi detrattori; più esteta Inzaghi, che alla Lazio e all’Inter ha dimostrato di ottenere i migliori risultati (4 trofei) quando la manovra fluisce armoniosa e la squadra è propositiva. Max vuole la Coppa per non interrompere una serie di stagioni che, dal 2011-12 in poi, ha sempre visto arrivare almeno un “titulo” nella bacheca bianconera; Simone punta al bis dopo la Supercoppa italiana del 12 gennaio (rete decisiva di Sanchez al 120′) per sognare addirittura il “mini triplete” in caso di (difficile) sorpasso al Milan nella corsa scudetto.
11 MAGGIO. Nel 2021-22 si tratta del quarto incrocio tra le due formazioni: finisse con tre vittorie (2 in finale) e un pari contro la Juve, Inzaghi sarebbe nominato… Duca di Milano come successo l’11 maggio 1395 a Gian Galeazzo Visconti. Il tutto in attesa della volata scudetto che potrebbe addirittura consacrarlo… Imperatore del mondo interista. Chi conosce bene Max, invece, assicura che ha una voglia di riscatto almeno pari al desiderio di unità che animava Garibaldi, quando l’11 maggio 1860 sbarcò con i suoi 1.000 a Marsala. Allegri vuole ricompattare l’Italia bianconera, ora spaccata tra i suoi estimatori e i suoi critici. E quale risultato sarebbe migliore rispetto a sconfiggere l’Inter che il 3 aprile ha estromesso la Juventus dalla corsa tricolore?
QUASI INEDITO. Juve e Inter non si trovano di fronte nella finale del trofeo nazionale dal 1965 (1-0 a Roma, rete di Menichetti che stese il Mago Herrera) e quello di stasera è solo il terzo incrocio nell’ultimo atto nella manifestazione: in entrambi i precedenti si è imposta la Signora che ha il doppio delle Coppe Italia (14) degli avversari (7). Il club degli Agnelli è alla ventunesima finale, l’Inter alla quattordicesima. Chiellini, verosimilmente all’ultima grande recita con la Juventus, ha già alzato 5 volte la Coppa Italia e in caso di nuovo trionfo raggiungerà al primo posto della speciale graduatoria Mancini e Buffon. Aria di saluti anche per Dybala, che vorrebbe accendere il suo talento per farsi rimpiangere, e per almeno uno dei big nerazzurri (Martinez? Bastoni? Skriniar?: dipenderà dalle offerte di mercato). La serata da ricordare però sarà un po’ per tutti perché Juventus-Inter non è mai una partita banale. Figuratevi se in finale di Coppa Italia e in un Olimpico esaurito.