L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” riporta un’intervista a Coda.
E’ come in campo. Quasi timido, ma sornione. Parla misurato, sa come muoversi, va sempre al punto. E alla prima palla buona, tac: Massimo Coda fa gol. Come in Serie B, suo regno incontrastato tra reti e promozioni. Un rendimento lanciato verso la storia: ancora 17 gol e raggiunge Stefan Schwoch a 135, record della categoria. Con la quarta promozione in A nel mirino, stavolta sotto la bandiera della Cremonese.
Ma è così facile? Prendi Massimo Coda, hai gol assicurati e probabilmente vai in A. «Mica tanto, ogni volta ti devi confermare, ripartire da zero. Non è scontato. Io ci riesco ed è un pregio. Mi piace essere considerato uno che fa la differenza, è una fiducia che fa da stimolo».
Oggi lei farebbe tanti gol in ogni squadra di B? «A Salerno non dovevamo vincere e ho segnato tanto lo stesso. L’importante è farmi essere protagonista, il punto di riferimento della squadra: non solo per fare gol, ma anche per gestire la palla nei momenti di difficoltà».
E’ troppo forte Coda o sono tanto mediocri gli altri? «Tutti gli allenatori mi hanno detto che avrei potuto fare la A. Ma non è possibile che siano sempre scarsi gli altri…».
Il suo amico Lucioni dice che lei si è accontentato troppo. «Fino a 24 anni ho fatto la C, la testa è cambiata andando in Slovenia. Lì ho capito che potevo fare di più, ma fare la B così non è un ridimensionamento, anzi».
Tre promozioni negli ultimi 4 anni non sono poche. «Ovviamente cerchiamo di allungare, pur conoscendo le insidie della B. Visto l’anno scorso le squadre che dovevano vincere e invece sono retrocesse?».
Intanto è capocannoniere, trofeo vinto due volte a Lecce. «L’anno scorso l’ho sofferto, volevo fare 3 su 3, ma al Genoa è stato diverso. Di sicuro non è un’ansia, so gestire la situazione: non devo segnare per forza».
Quali rivali per il titolo? «Pohjanpalo e Brunori hanno squadre che creano tante occasioni per loro. I giovani no».
Parma, Palermo e Venezia hanno qualcosa in più: e voi? «Ho visto dal vivo solo il Parma, squadra molto affiatata che si difende bene: arriverà lontano. Le altre hanno rose forti con giocatori che fanno la differenza: è la cosa che conta di più in B».
Perché a Lecce la chiamavano “Prosciuttone”? «Salvatore Lanna, il vice di Corini, mi faceva saltare e diceva: “alza sti prosciutti!” E Gabriel, il portiere, mi sfotteva… Molto meglio quando mi chiamavano “Hispanico”, da Benevento»