City Group, Soriano: «Al CFG non prendiamo decisioni il lunedì. Abbiamo vinto o perso nel fine settimana? Non decidiamo nulla»
In un’intervista esclusiva a “Ge.Globo” Ferran Soriano, CEO del City Football Group, fa il punto sull’evoluzione del progetto Bahia, analizza la competitività del campionato brasiliano e offre una visione sulle potenzialità di crescita dei club sudamericani. Soriano, con alle spalle un’esperienza internazionale di alto profilo, discute temi cruciali come l’importanza della pazienza nella gestione tecnica, l’influenza della pressione dei tifosi, e le sfide dell’internazionalizzazione dei marchi sportivi. Con l’obiettivo di rendere Bahia un club di riferimento, Soriano delinea un percorso di stabilità e crescita sostenibile che, passo dopo passo, punta a portare il calcio brasiliano tra le eccellenze mondiali. Inoltre, il dirigente, si sofferma anche sulle politiche del gruppo in merito alla decisioni.
Ecco un estratto della lunga intervista:
E come vede l’organico del Bahia, soprattutto nella parte amministrativa?
«Penso che ci siano due sfide che esistono in Brasile e che non esistono altrove: una di queste è la governance dei club che sono associazioni sportive. In generale i club che sono SAF, che sono aziende, hanno vita più facile rispetto a quelli che devono gestire un club e votare. Questo accade in tutto il mondo. Anche in Spagna ci sono il Barcellona o il Real Madrid, che sono club più politici e altri meno. Qualcuno oggi mi ha chiesto qual è la differenza tra gestire il Barcellona, come ho fatto io, e il Manchester City. Ho detto: la differenza è che a Barcellona, in una buona settimana, potevo lavorare il 50% della settimana. Il resto era politica. Al Manchester City lavoro il 100% della settimana. Questo in Brasile è esagerato a causa delle elezioni ogni due, tre anni. E questo rende tutto davvero difficile. Molto difficile perché, naturalmente, chi gestisce un club oggi vince le elezioni e deve già pensare alle prossime. E le decisioni, che a volte dovrebbero essere a lungo termine, diventano a breve termine a causa della politica. Questo è un problema specifico in Brasile. E non dico che sia meglio o peggio la SAF o l’associazione sportiva. Sto dicendo che, anche nell’associazionismo sportivo, serve più tempo. Nessuno può realizzare un progetto in due anni. E poi c’è il problema della pressione dei tifosi. Ha la mia massima stima, perché è la proprietaria. Ma a volte la pressione spinge i consigli di amministrazione a prendere decisioni molto rapide e molto emotive. Al City Football Group abbiamo due consigli: lunedì non prendiamo decisioni. Abbiamo vinto o perso il fine settimana? Non decidere nulla. E l’altro consiglio è: prima di decidere, mettete la testa in frigo. In Brasile, a volte, sembra essere più difficile. La pressione ti costringe a prendere decisioni molto rapide e talvolta emotive. E ovviamente se perdi quattro partite è molto più facile cambiare allenatore che giocatori. È impossibile per i giocatori. Ma è una decisione sbagliata. Se sei un tifoso, non è necessario avere freddo, ma dalla nostra parte, nella mia posizione, devi avere freddo tutti i giorni dell’anno».