L’ex rosanero Alessandro Diamanti ha parlato ai microfoni di “Gazzetta.it” esprimendosi in merito al City Group.
Non è poi così lontana l’altra parte del mondo se laggiù c’è Alessandro Diamanti. In Australia ha cominciato la sua nuova altra parte del mondo, a 40 anni ha detto basta con il calcio giocato e ha cominciato ad allenare. Sabato torna in Italia nella sua nuova veste, alla guida del Melbourne City Youth che parteciperà alla Viareggio Cup. Nuovo ruolo, stessa verve.
«Chi ha giocato con me lo sa, crescendo sono sempre stato allenatore in campo. Ma più motivazionale che tattico. Quando vuoi una cosa e ti sacrifichi, la ottieni battendo ogni tattica e ogni giocatore più forte».
Si è sempre divertito così tanto in campo da aver giocato fino a 40 anni…
«Era l’età giusta per smettere, dai. Ormai non imparavo più niente, non riuscivo più a migliorare, andavo al campo e mi sentivo piatto, cosa che odio. Appena ho smesso, qui ho avuto tante occasioni. E mi ha chiamato il Melbourne City».
Un club che fa parte della galassia City Group, quella del Manchester e del Palermo.
«Mi hanno dato l’Under 23, l’ho vista come la possibilità di ridare indietro qualcosa ai ragazzi di tutto quello che ho imparato. E adesso imparo altre cose. In panchina come in campo, sono sempre io, sapendo che devo migliorare in tante cose: dall’analisi alla tattica. Sono felice, i ragazzi mi vogliono bene».
Si lavora sotto le direttive impostate da Guardiola per tutti i club affiliati?
«Non è un lavoro standardizzato, c’è la libertà di esprimere le proprie idee e il nostro calcio. Nel mio contratto non c’è scritto che devo vincere le partite, ma che devo far crescere i ragazzi dal punto di vista umano. Certo, io per come sono fatto, voglio vincere sempre, anche contro mio figlio. Sono italiano… Ma mi piace trasmettere principi di disciplina e le basi, che qui non hanno. Fare il calciatore è difficilissimo».
Ross Pelligra, presidente del Catania, è di Melbourne. Lo conosce?
«Di persona no, ma è un imprenditore molto importante qui. Sta facendo un campionato complicato, ma ha progetti di alto livello. Come il Palermo: vedo presto la Sicilia ancora protagonista in A».