L’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” si sofferma sullo scandalo scommesse che coinvolge Zaniolo e Tonali, ma non solo.
È partita da una brutta storia — di malavitosi, di scommesse e, va da sé, di debiti, grossi — l’inchiesta della Procura di Torino che, solo strada facendo, ha incrociato Nicolò Fagioli prima, Sandro Tonali e Nicolò Zaniolo poi. Del resto, all’indagine lavorano gli agenti della squadra Mobile che combattono la criminalità organizzata; coordinati dal pubblico ministero Manuela Pedrotta, una che si occupa di antimafia, dove capita spesso di avere a che fare con gente poco raccomandabile, oltre che di eversione e terrorismo. Cose più serie del pallone. Dopodiché, tra l’«autodenuncia» di Fagioli alla Figc e le rivelazioni di Fabrizio Corona, la situazione s’è un po’ complicata, poiché gli investigatori avrebbero fatto a meno di una irrituale «discovery».
E se gli accertamenti erano arrivati a setacciare piattaforme di scommesse illegali, ora tra le ipotesi investigative non si può escludere quella del calcio scommesse: ovvero, che qualche tesserato non si sia limitato a puntare su sfide di calcio — fatto comunque proibito dalla legge 401 del 1989 — ma che abbia messo quattrini su partite della propria squadra. Detto che i nomi di Zaniolo e Tonali erano già noti alla Procura — diretta dal vicario Enrica Gabetta — è chiaro che le parole di Corona abbiano fatto accelerare i tempi. Ecco così spiegato il blitz nel ritiro azzurro di Coverciano, dove i pm hanno spedito agenti della Mobile, coadiuvati dai colleghi della Digos di Firenze, per notificare gli avvisi di garanzia ai due azzurri. L’ipotesi di reato è quella già contestata a Fagioli, interrogato a fine agosto.
L’intenzione era di posticipare il tutto dopo Italia-Malta, ma comunque prima che i due tornassero in Inghilterra, dove giocano con Aston Villa (Zaniolo) e Newcastle (Tonali). Scontato dunque che i magistrati vogliano ora ascoltare la versione dei due, come già avevano appunto fatto con Fagioli. «Ho scommesso su partite di calcio», aveva ammesso il centrocampista bianconero, escludendo però di averlo fatto sulla propria squadra: «Mai puntato sulla Juve». Toccherà ora a Zaniolo e Tonali, anche se dagli atti della polizia ci sarebbe già la prova di loro scommesse sul pallone. Su quali squadre, si vedrà. Come si vedrà se altri giocatori spunteranno. I poliziotti della Mobile, diretta da Luigi Mitola, hanno sequestrato ai due azzurri gli smartphone, con i quali si potevano collegare alla piattaforma «clandestina». Sotto la lente dei pm c’è il depliant dell’assiduo giocatore: frequenza delle scommesse, cifre perse, debiti. Si tratta di capire anche chi abbia «invitato» i calciatori sulla piattaforma e se ci sia un contatto diretto tra utenti e chi gestiva il giro illegale, fuori dal calcio: per il pallone, sarebbe un bel guaio.