Chiamatelo bestia nera, ma contro il Carpi è stato un Palermo presuntuoso
Sarà un caso, ma l’esperienza ci racconta che il Palermo dinanzi al Carpi si annichilisca. E’ successo due anni fa, prima al “Cabassi” e poi al “Barbera”, eppure quell’anno i rosanero asfaltavano chiunque (tranne il Carpi). E’ successo anche quest’anno, ancora una volta nel capoluogo siciliano e proprio come le volte precedenti la squadra di Iachini si presentava come la favorita del match. L’epilogo è stato lo stesso, anzi leggermente migliore a quelli passati: un pareggio contro le due sconfitte della stagione 2013/14.
Tuttavia, pur dando merito alla squadra biancorossa che ha disputato una partita di cuore conquistando il primo storico punto in A, sono tante le colpe da attribuire al Palermo. A partire dalla rete del vantaggio arrivata troppo presto. Dopo il gol propiziato dal fattore svedese Quaison-Hiljemark, i rosanero si sono seduti quasi come se fossero certi che il Carpi non avrebbe fatto male in alcun modo, a tratti sottovalutandolo. E infatti è a partire da quel momento che inizia la riscossa carpigiana, con un Mbakogu imprendibile, un Matos dalle energie inesauribili ed un Borriello come ai bei tempi. Eppure, con tutto il rispetto per i tre attaccanti, non sono certo i Messi o i Cristiano Ronaldo di turno. Ma la superficialità della difesa rosanero li ha fatti diventare incontenibili. Poca cattiveria, eccessiva sicurezza, troppa attesa e disarmante staticità sono state le caratteristiche del reparto difensivo del Palermo. Che fine ha fatto Gonzalez? Avete notizie di Vitiello? Ma l’El Kaoutari di inizio stagione dov’è?
Non si possono comunque attribuire tutte le colpe al trio di difesa. Anche sulla mediana sono state fin troppo evidenti le lacune che questo Palermo ha e le “false” certezze che si è creato. Manovra lenta, prevedibile, Carpi schierato ed inevitabilmente impenetrabile. Passaggi orizzontali, palla raramente nell’area avversaria, cross sempre imprecisi (tranne nell’occasione del gol di Djurdjevic, per fortuna) e poca inventiva. Vazquez, un predicatore nel deserto, si è sempre trovato con la palla tra i piedi senza sapere cosa farsene. Perché anche in attacco, purtroppo, le difficoltà sono state tante. Può un Gilardino, in evidente forma fisica non ancora al top, reggere da solo il reparto avanzato? La risposta è stata già data ieri al “Barbera”: no. Per adesso ci hanno salvato i gol dei difensori, delle mezzali e di un esordiente gettato nella mischia, ma c’è bisogno di altre soluzioni e di schieramenti al momento più congeniali.
Difesa superficiale, centrocampo lento e prevedibile, attacco lasciato naufragare. Saranno stati i troppi complimenti, gli zero gol subiti, il punteggio pieno e la prima posizione in classifica che hanno fatto respirare un aria diversa. Chiamatelo pure bestia nera, ma contro il Carpi è stato un Palermo presuntuoso. Che ha imparato la lezione, che è già a -33 dalla quota 40 e che da questi errori di eccessiva fiducia crescerà.