Cessione Palermo, parla Trader statunitense: «Ecco cosa mi convince e cosa non di questa operazione»
Il fondo interessato all’acquisizione del Palermo non è noto, non si conoscono i nomi e gli eventuali investimenti che vorranno fare per far tornare in club di viale del Fante ai fasti di qualche anno fa. Il quotidiano “Repubblica” ha chiesto ad un trader americano delle spiegazioni sulla veridicità della trattativa. Di seguito quanto scrive:
“«Non è detto che questa operazione sia un bluff – dice una trader statunitense esperta di fondi d’investimento che ha chiesto di rimanere anonimo – Anche se, onestamente, negli ambienti che frequento io non ne ho sentito parlare. Riguardo gli investitori ci sarebbe una grande parentesi da aprire: esistono molte tipologie di fondo anche se sono quasi tutte registrate sulla piattaforma Bloomberg. Spesso i fondi sono un corpo con diverse braccia in cui la faccia sta in un posto, come New York, ma il cuore sta in Lussemburgo, Irlanda o dove i controlli sono più leggeri. Questo significa che, per esempio, una S. i. ca. v. lussemburghese (società di investimento a capitale variabile, ndr) a cosiddetto “regime speciale” non deve rilasciare ai propri investitori nessuna spiegazione sugli investimenti, perché la sola cosa che conta è il risultato. In altre parole io voglio il venti per cento annuo, tu mi assicuri che non violi nessuna legge nell’ottenere quel risultato e io non voglio sapere come lo fai. La cosa che trovo strana sul fondo che dovrebbe comprare il Palermo è il fatto che sia quotato in borsa. La borsa americana, specialmente dopo la crisi del 2008, è ferrea sui controlli. Ma il fondo può essere quotato con un “ticker” (la sigla identificativa del gruppo quotato in borsa, per esempio il ticker di Microsoft è Msft, ndr) che può non essere per forza riconducibile nominalmente con una ” publicly traded”, una società ad azionariato diffuso con i relativi obblighi. Insomma, l’operazione Palermo, dal punto di vista formale, sembra possibile»”.