Franco Ceravolo, intervistato dalle colonne del “Corriere dello Sport”, ha toccato tantissimi punti durante lo scambio di battute con il quotidiano. Ecco l’intervista apparsa sull’edizione del giornale odierna:
“L’appuntamento è al Gallia, noblesse oblige. Come, del resto, il nome del pub di successo che il figlio Dino ha aperto a Torino, zona Allianz Stadium. «Si chiama Talent, un bel marchio». Franco Ceravolo sorride. Il Super Scout è stato chiamato il Principe dei Talenti, in Cina, dove, per due anni è stato il braccio destro di Marcello Lippi nel tempo in cui l’ex ct ha reso il Guangzhou Evergrande un asso pigliatutto.
GATTUSO E XAVI. Quando Lippi l’ha voluto con sé, agli uomini del colosso asiatico ha presentato il curriculum del signore di Cirò Marina: 1) altri allenatori con i quali ha lavorato: Capello, Ancelotti, Gasperini, De Canio, Papadopulo, Lerda, Cabrini, Cuccureddu, Galderisi, Acori, Soda, Giordano, Auteri, Semplici; 2) club per i quali Ceravolo ha operato: Napoli, Toro, Roma, Juve (14 anni come capo scout e responsabile del settore giovanile), Modena, Crotone (portato dai Dilettanti alla B), Spezia, Qpr, Bologna (record imbattuto di un giorno: se ne andò appena appreso che l’allora patron Menarini aveva incontrato Moggi, da Menarini stesso definito «un amico»), Livorno, Siena. Dopo il Guangzhou sarebbe arrivato il Palermo. 3) Fra i giocatori più importanti da Ceravolo scoperti o valorizzati: Gattuso, Perrotta, Zambrotta, Brighi, Marchisio, Palladino, Giovinco, Nocerino, Criscito, Chiellini, Konko, Gastaldello, Tudor, Masiello, Mirante, Rocchi, Sorrentino. 4) Fra i giocatori che Ceravolo ha visionato e segnalato con le sue relazioni alla Juve, quand’ erano giovanissimi, ma che la Juve non ha preso, ci sono: Stankovic, Eto’o, Milito, Cristiano Ronaldo, Puyol, Mexes, Ronaldinho, Puyol, Xavi, Samuel, Maicon, Robinho, Benzema, Droga e Torres. Capite come, uno così, non potesse non avere successo anche in Cina. «In vita mia credo di avere fatto per tre o quattro volte il giro del mondo, ma l’esperienza di Guangzhou è stata straordinaria. Tutto lo staff riceve un trattamento da nababbi: residenza lussuosa, autista e interprete a disposizione 24 ore su 24, puntualità assoluta nei pagamenti. Al di là dei risultati sportivi (Lippi ha vinto 1 Champions League, primo tecnico capace di conquistarla in Asia dopo averla fatta sua in Europa; 3 scudetti e 1 Coppa di Cina), abbiamo dato al club una struttura professionale, abbiamo creato il settore giovanile, abbiamo incrementato la rete dei nostri osservatori in un Paese sterminato che, secondo l’ultimo censimento ufficiale del 2016, conta 1 miliardo 385 milioni 175 mila abitanti. E dove, dal settembre 2016, il calcio è materia ufficiale di studio sin dalle elementari».
COPERTI D’ORO . Ceravolo è rimasto stregato dalla Cina e non soltanto per una prosaica questione di denaro. Lippi, ct della Nazionale e supervisore dell’intera federazione almeno sino al 2019, nonostante l’eliminazione dalla corsa al mondiale russo, percepisce circa 20 milioni netti a stagione; Fabio Cannavaro, suo successore all’Evergrande, circa 10 milioni di euro netti a stagione. «A Nainggolan i cinesi sono pronti ad offrire fra i 18 e i 20 milioni all’anno – confida Ceravolo – e, certamente, in estate ci riproveranno. La realtà del calcio nella Repubblica Popolare è in continua evoluzione così come colossi del calibro di Suning garantiscono all’Inter un futuro molto solido. La Chinese Super League non è un cimitero degli elefanti, ma un campionato sempre più ricco, grazie all’arrivo di tecnici e di campioni stranieri. L’obiettivo del presidente Xi Jinping sono i Mondiali 2030: i cinesi ce la faranno». E gli italiani?
JUVE E ATALANTA. Il Principe dei Talenti aggrotta le ciglia. «Non siamo in crisi, anche se l’Italia non andrà ai mondiali. Ripartire è possibile, però, in giro vedotroppa incompetenza e tanta ingratitudine. La seconda è nella natura dell’uomo, alla prima bisogna rispondere con la programmazione e con l’organizzazione. Il modello? La Juve. Agnelli, Nedved, Marotta e Paratici in meno di otto anni hanno costruito una società che personalmente, colloco ai primi tre posti al mondo e non ne faccio una questione di soli fatturati, ma di uomini giusti
al posto giusto, non soltanto in campo. La Juve conta 53 suoi giocatori in prestito: questo si chiama arrivare sempre in anticipo rispetto alla concorrenza. In un ambito differente, l’altro modello esemplare è l’Atalanta e non è un caso che i bergamaschi siano arrivati a sfidare proprio la Juve in semifinale di Coppa Italia, per non dire del cammino in campionato e in Europa League. Dietro una grande squadra e un grande allenatore, c’è sempre una grande società. I giovani? Bisogna avere la forza di credere in loro anche quando accusano cali di rendimento. Il ds migliore non è chi spende e spande milioni, ma chi, i milioni li fa guadagnare al proprio club, scovando giocatori che sfonderanno. Quand’ero al Palermo, dissi a Zamparini: non prendiamo altre punte, abbiamo Dybala, Belotti e Vazquez. Vincemmo il campionato di B. Poi Dybala andò alla Juve per 40 miloni; Belotti, costato 5,5 milioni, passò al Toro per soli 8 milioni. Un affare clamoroso. Per i granata»“.