Cellino nei guai, sequestrati 59 milioni: «Vicenda indescrivibile». Ma il Brescia ora trema

L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma su Cellino nei guai.

È un duro colpo, per quanto la mazzata fosse annunciata. Massimo Cellino mastica amaro: il Tribunale del Riesame ha dato ragione alla Procura disponendo il maxi sequestro richiesto da 59 milioni di euro, 55 milioni più la sua villa a Padenghe sul Garda. La cifra è commisurata al patrimonio netto di Eleonora Immobiliare: questa società controlla la controllante del Brescia e gravita nel trust inglese contestato. Presunti reati fiscali alla base della tesi accolta dai giudici: da sequestrare dunque non solo l’importo non versato al Fisco, 700 mila euro, ma quanto secondo gli inquirenti sarebbe transitato nel cartello all’estero attraverso il quale avrebbe svolto la sua attività in Italia.

Il commento «È una faccenda indescrivibile – il primo commento di Cellino – e dai giocatori voglio solidarietà. Mi trovo in imbarazzo, sono mortificato. Proprio un bel regalo di compleanno». Domani il presidente del Brescia compie 66 anni: «Stavo partendo per raggiungere la famiglia, ho annullato tutto. Parliamo di una cartella esattoriale del 2011, che non mi è stata notificata perché ero residente inglese: una cartella pagata e conciliata con l’Ufficio delle Entrate con il chiarimento per ritardata presentazione della documentazione. Le tasse vanno pagate: se le pagassero tutti come le pago io l’Italia sarebbe un posto migliore. Io non sono un disonesto, non ho 200 milioni di debito fiscale come altre società».

I fatti L’indagine era iniziata un anno e mezzo fa e la Procura nel febbraio 2021 era arrivata a domandare l’arresto in carcere; richiesta che il gip prima e il Riesame poi avevano respinto. Sul tema del maxisequestro era stata la Cassazione ad accogliere i ricorsi della Procura, rigettando quelli di Cellino e rimandando gli atti per una nuova valutazione al Tribunale del Riesame, che si era riunito due settimane fa. «Questa vicenda non sta bloccando il mercato del Brescia – aveva detto Cellino allora – quello che mi stanno contestando non c’entra niente». A Palazzo di Giustizia l’udienza era durata due ore e la pm Erica Battaglia aveva richiesto il sequestro di 59 milioni. «Sono innocente – la replica del presidente – ho ascoltato delle ricostruzioni pazzesche. Sembrava che la pm stesse parlando di un’altra persona».

Conseguenze Adesso che il Riesame si è pronunciato e il maxi sequestro è stato disposto, Cellino deve trovare la forza di portare avanti il Brescia assorbendo il colpo e facendo i conti con quanto potrebbe ancora accadere: in particolare, la temuta nomina da parte del Tribunale di un amministratore giudiziario, chiamato a garantire le funzioni minime di vita della società. Fra i tifosi c’è preoccupazione. Negli anni scorsi sono state allestite rose competitive per cercare di dare un seguito alla promozione in A del 2019, l’unica conquistata finora in 5 stagioni di presidenza (il 10 agosto Cellino taglierà il traguardo del primo lustro al timone): impresa mancata, nell’ultimo campionato, nonostante un mercato di alto livello, dichiaratamente per salire di categoria, e con due allenatori (prima Filippo Inzaghi, poi Eugenio Corini) che in passato aveva già dimostrato di saper vincere. Il Brescia si è fermato in semifinale, superato dal Monza, e quest’estate ha puntato su una linea più giovane e su una campagna acquisti più snella: rientrati Pep Clotet e Giorgio Perinetti, allenatore e dirigente della rimonta di due annate fa finita al primo turno playoff, non sono arrivati giocatori particolarmente costosi e, dopo la cessione di Jesse Joronen, è sul piede di partenza anche l’altro pezzo pregiato Andrea Cistana.