Catania-Palermo Caso Raciti, chiesta la revisione del processo: torna la tesi del “fuoco amico”

Si riaccendono i riflettori sulla vicenda legata alla morte di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia deceduto il 2 febbraio 2007 durante gli scontri tra forze dell’ordine e ultras del Catania, mentre allo stadio Angelo Massimino si giocava il derby contro il Palermo.
A riportare in primo piano la vicenda è l’avvocato Giuseppe Lipera, difensore di Antonino Speziale, condannato per omicidio preterintenzionale a otto anni e otto mesi di carcere – pena ormai scontata – e ora protagonista di una nuova battaglia legale. Il legale ha infatti presentato alla Corte d’appello di Messina una domanda di revisione del processo, puntando su quella che definisce una “nuova prova”.
Come riportato dal Giornale di Sicilia, la richiesta si basa su testimonianze trasmesse nel 2020 dal programma televisivo Le Iene, in cui due persone – una donna di 47 anni e un uomo di 45 – hanno sostenuto la tesi del “fuoco amico”, ipotizzando che Raciti sia stato colpito mortalmente da una Range Rover della polizia.
La tesi del fuoco amico e le nuove dichiarazioni
La ricostruzione avanzata dai due testimoni è stata più volte affrontata nei processi a carico di Speziale e Daniele Natale Micale – anch’egli condannato per lo stesso reato a 11 anni di carcere, già scontati – e smentita in tre gradi di giudizio.
Nell’intervista trasmessa in TV, la donna (interpretata da un’attrice per protezione) ha affermato di aver partecipato ai funerali di Raciti come familiare acquisita della vittima e di aver sentito un poliziotto chiedere scusa al padre dell’ispettore, Nazareno Raciti, sostenendo che la morte del figlio fosse stata causata da una manovra errata di un collega.
L’uomo, invece, ha dichiarato che Nazareno Raciti gli avrebbe confidato di aver appreso che la morte del figlio non era imputabile a Speziale, ma a un errore di alcuni agenti.
Tuttavia, Nazareno Raciti, sentito dalla Procura di Catania dopo la messa in onda della trasmissione, ha categoricamente smentito entrambe le versioni.
Il nodo giudiziario e la richiesta di revisione
I due intervistati, successivamente querelati per diffamazione a mezzo stampa dall’allora capo della polizia Franco Gabrielli, sono stati processati con rito abbreviato e assolti nel novembre 2022, con la formula “perché il fatto non sussiste”.
L’avvocato Lipera, però, contesta che quegli atti non siano mai stati resi disponibili alla difesa di Speziale, e per questo ritiene che rappresentino fatti nuovi e sopravvenuti tali da giustificare la revisione del processo.
“Le dichiarazioni rilasciate dai due testimoni, insieme alla sentenza della loro assoluzione, evidenziano come la condanna inflitta a Speziale sia ingiusta, in quanto egli è assolutamente innocente ed estraneo alla morte dell’ispettore Raciti”, si legge nella domanda presentata alla Corte d’Appello.
L’ennesimo capitolo di una vicenda giudiziaria che, a 17 anni di distanza, continua a far discutere.