Catania nel baratro, asta senza offerte: «Ma non ci pieghiamo finché c’è speranza»
L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sulla situazione del Catania dopo la seconda asta andata deserta.
Quando, poco dopo le 16, in piazza Verga, davanti al Palazzo di Giustizia, s’è diffusa la notizia dell’asta deserta per rilevare il ramo d’azienda del Calcio Catania i trenta ultrà di Falange e Irrudicibili della Curva Sud, che s’erano presentati con tante speranze e con la fiducia che qualcosa di positivo potesse accadere, sono andati via a dir poco delusi. Il Catania, per la seconda volta, non l’ha comprato nessuno. Un dramma sportivo che ha colpito l’intera città, vista la valenza storia del calcio e i trascorsi anche illustri del club rossazzurro.
Attesa vana Alle 12, momento dello stop alle candidature, s’era ipotizzata la partecipazione dell’imprenditore laziale Benedetto Mancini che, in mattinata, aveva registrato alla Camera di Commercio cittadina una società, la Football Club Catania 1946 Srl. La nuova “azienda” ha come amministratore unico lo stesso Mancini. Ma ecco il primo inghippo: nel bando era specificata la richiesta di versare come capitale sociale la cifra corrispondente alla base d’asta (500 mila euro) e non i 10 mila euro che fino a ieri mattina figuravano. Alle 16 il comunicato del Tribunale ha confermato sospetti e cattivi pensieri: «Trattandosi di vicenda di particolare interesse sociale – il testo integrale – si comunica che in data odierna l’udienza di vendita in forma telematica del ramo caratteristico calcistico della società fallita Calcio Catania s.p.a. è andata deserta per mancanza di domande di partecipazione, peraltro, non risultando accreditata, sul conto della procedura, alcuna somma a titolo di cauzione». In serata lo stesso Mancini ha fatto sapere di aver predisposto la partecipazione all’asta, ma per un problema tecnico tutto l’incartamento non è arrivato in Tribunale. Una motivazione che a Catania ha suscitato – a dir poco – rabbia e ilarità. Lo stesso Mancini si è detto determinato e riprovare, ma il comunicato del Tribunale toglie – se mai ce ne fossero stati – ogni dubbio su questa vicenda che s’è rivelata, fino a prova contraria, un flop assoluto.
Malcontento e caos In città s’è scatenato il caos lungo i canali social e sulle pagine dedicate alla passione rossazzurra. Al netto degli improperi, nessuno crede più in un miracolo, cioè che entro lunedì qualcuno possa presentarsi a colloquiare con i tre curatori fallimentari (che diventano l’unico eventuale riferimento) per versare denaro e consentire quanto meno alla squadra di completare la stagione. L’esercizio provvisorio terminerà appunto lunedì. E dopo che cosa potrà accadere? Se ci sono soldi in cassa (e la cifra è davvero irrisoria al momento) il Tribunale potrebbe allungare l’esercizio provvisorio di qualche settimana ancora arrivando forse a fine mese nella speranza che qualcuno si possa presentare. Altrimenti il Catania rischia di terminare il proprio percorso lunedì. In questo caso non disputerebbe le restanti nove gare di campionato, causando una tremenda rivoluzione nella classifica, visto che a tutte le avversarie che avevano conquistato risultati contro gli etnei – anche nel girone di andata – verranno tolti i punti.
il d.g. Pellegrino L’umore, all’interno della squadra che prepara il confronto con il Monterosi, è pessimo. E alla vigilia della partita, il commento del responsabile dell’area sportiva, Maurizio Pellegrino è stato breve ma accorato: «Come abbiamo sempre fatto e detto onoriamo l’impegno della partita, in attesa che si arrivi a lunedì 7. Non ci piegheremo mai finché ci sarà ancora un filo di speranza. Se il 7 sarà davvero il giorno ultimo, noi abbiamo il dovere, fino all’ultimo secondo, di tenere in vita il Catania in qualsiasi maniera».