Catania: le ultime sull’andamento dell’Asta. C’è un precedente beneaugurante
Stando a quanto si legge su “Itasportpress” alle ore 12 del giorno 11 febbraio il termine ultimo per presentare le offerte per il Catania. Il tribunale etneo, come noto, ha aperto l’asta per la cessione del «ramo aziendale calcistico» composto da diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, struttura e organizzazione settore giovanile, immobilizzazioni materiali, indumenti, merce, targhe, coppe, trofei e marchi registrati. La base d’asta è stata fissata a 1 milione di euro, con rialzo minimo da 50 mila euro in caso di gara. Lo stesso giorno, alle ore 16, si terrà l’udienza che potrebbe così formalizzare il nuovo ciclo per il Catania, che ha perso la matricola dopo più di 75 anni, ma potrebbe non perdere la categoria.
Per il Catania c’è un precedente beneaugurante. Non c’è mai stata asta doppiamente deserta nel calcio italiano quando si è ceduto il ramo di azienda sportiva. L’ultima, quella della Sambenedettese a ridosso (anzi durante) le fasi di iscrizione al campionato di Lega Pro. A Vicenza si andò avanti fino alla fine del campionato e solo dopo che la squadra ebbe conquistato la salvezza. La permanenza in Serie C del Catania è fondamentale per il nuovo potenziale acquirente. Una squadra che dovesse retrocedere in D, se acquistata all’asta avrebbe un valore pari a zero e risulterebbe una beffa per chi l’avesse acquistata per oltre tre milioni di euro (infatti un milione sarebbe il valore di acquisto, ma altri due, se non più, vanno a coprire i debiti sportivi). Il valore di una Serie D di una città senza calcio è trecentomila euro. Dieci volte in meno quanto l’attuale Catania.
Se l’asta andrà deserta ed i curatori dovessero chiedere di proseguire l’esercizio provvisorio (sempre che il tribunale lo conceda) dovranno ricordarsi di passare dalla SIGI, la holding proprietaria del Catania, per il pagamento di un debito, inizialmente di circa 600 mila euro, e ritirare quelle somme che proprio il tribunale di Catania aveva chiesto a dicembre scorso. Appare difficile pensare che con un credito certo ed esigibile da riscuotere e con l’obolo pagato da Padova e Sassuolo (settanta mila euro) per far apporre la firma sui documenti di Moro, dopo solo undici giorni, qualcuno, decida di mandare tutti a casa, della serie abbiamo scherzato. Naturalmente per andare avanti con l’attività sportiva servirebbero soldi per coprire i costi ed evitare così la chiusura anticipata dell’esercizio provvisorio. Anche perchè il 16 febbraio c’è una scadenza importante: vanno pagati stipendi e tasse.