L’edizione odierna de “La Gazzetta dello Sport” si sofferma sull’attesa del Catania.
La ricerca di un nuovo (e facoltoso) proprietario assilla i tifosi del Catania. Ogni giorno che passa l’incubo che la manifestazione d’interessi possa andare a vuoto, o che si presentino candidati non all’altezza, comincia a rasentare la realtà. E nel momento di vuoto e zero assicurazioni, ecco che il legame con il passato diventa uno scoglio a cui aggrapparsi. Sono parecchi i rimpianti che portano alla gestione di Angelo Massimino, il presidente che resta il più amato dal pubblico.
Massimo dirigente dal 1969 al 1987, con un anno solo di pausa, poi dal 1992 al 1996, il “cavaliere” resta l’esempio di gestione legata soprattutto alla passione e al rapporto con i tifosi. In questi giorni il nipote, il dott. Alessandro Russo, sta organizzando una mostra inedita di foto che possa raccontare il Massimino privato e non legato al calcio. Ma sarà – nonostante i doverosi distinguo – un evento che chiamerà una marea di appassionati rossazzurri: «Il mio non vuole essere un richiamo alla situazione attuale – precisa Russo – ma un percorso intimo, privato, sulla vita di un uomo che Catania vuole bene a distanza di anni». Massimino morì nel 1996 mentre si recava a Palermo per discutere un contenzioso con la Lega Calcio. Da allora, ancor più, il “presidentissimo” è entrato nel cuore dei tifosi come il simbolo della gestione rossazzurra più vicina ai sentimenti della gente.
Nei giorni scorsi si è parlato ancora una volta dei talenti del vivaio rossazzurro che Catania perde volta per volta. Al di là dello scudetto Primavera vinto dai fratelli Valentin e Franco Carboni, figlio dell’ex centrocampista Ezequiel che giocò in A, ha suscitato rabbia il passaggio del trequartista Sebastiano Pisasale alla Spal che lo ha acquisito da svincolato. Una lista che si allunga dopo il portiere Borriello (2005) al Parma, Napolitano (2005) al Verona, Russo (2004) al Sassuolo, Sava (2006) alla Samp e tanti altri. Una lista infinita che, in una D in cui servirebbe la corsa e la fame di gloria dei giovani, alcuni di loro avrebbero fatto più che comodo, vivendo un anno come titolari in un campionato difficilissimo ma altamente formativo.
Mancano 15 giorni alla scadenza della data imposta dal Comune per esaminare eventuali candidature. Un conto alla rovescia – preceduto da un silenzio spettrale – che mette in ansia l’intera città. Con l’incognita sindaco. Perché in queste ore, il primo cittadino decaduto, Salvo Pogliese, potrebbe dimettersi. Si attenderà la data del 12 giugno nel corso della quale si terranno le amministrative in alcuni Comuni e un referendum per abolire la legge Severino in tema di prevenzione e lotta alla corruzione. Nel caso in cui Pogliese dovesse andare via, a gestire lo spinoso caso Catania sarebbero i commissari che arriverebbero a governare la città e non più il sindaco facente funzioni, dott. Roberto Bonaccorsi. Come se le difficoltà non mancassero.