Attraverso un comunicato apparso sul proprio sito ufficiale, il Catania spiega quale sarà la posizione del club domani davanti al Tar. Ecco il comunicato: “Il Calcio Catania rende noto che mercoledì 26 settembre, dinanzi al TAR del Lazio, saranno presenti tutti i legali incaricati della tutela in ambito amministrativo ed in ambito sportivo, per rappresentare sotto ogni aspetto le ragioni della società.
Il collegio difensivo composto dagli avvocati Tedeschini, Gitto, Chiacchio e Reitano, precisa che, in aggiunta alla costituzione nel giudizio promosso dalla Pro Vercelli, la cui domanda cautelare verrà discussa domani alle 9.30, il Calcio Catania ha proposto, dinanzi allo stesso Tribunale, un autonomo ricorso, che verrà trattato in occasione della prossima camera di consiglio, richiedendo, in aggiunta all’annullamento della sentenza del Collegio di Garanzia dell’11 settembre u.s., anche la declaratoria dell’annullamento degli atti del Commissario Fabbricini che comportano alterazione delle NOIF relative all’organizzazione dei campionati e delle determinazioni della Lega B in materia.
Inoltre, con tale ricorso si richiede la condanna al risarcimento dei danni patrimoniali arrecati consequenzialmente al Calcio Catania: è anzitutto indubbio ed evidente, infatti, che, a prescindere dal campionato di destinazione, il club ha già subito danni economici e di immagine rilevantissimi, dei quali la Federazione Italiana Giuoco Calcio dovrà farsi carico.
Anche in questa occasione, quindi, così come ebbe a fare con il ricorso proposto al TFN già nel mese di agosto, il Calcio Catania anticipa i tempi ed avvia le azioni risarcitorie.
Leggiamo poi, con stupore, che il Governo starebbe valutando azioni future e che allo stato attuale non intenda intervenire, sebbene sollecitato. Con istanza formulata ai sensi dell’articolo 2 della legge 241/90, il Calcio Catania ha richiesto al Governo di attivare i poteri tutori ed in caso di accertata violazione di legge degli organismi di diritto pubblico CONI e FIGC, in virtù dei poteri sostitutivi, adottare le dovute determinazioni.
Tale intervento, alla luce della citata cornice normativa di riferimento, non è concessione ma atto dovuto: ad oggi, essendo inutilmente decorso il termine di 30 giorni previsto dalla legge al riguardo, il Governo è rimasto colpevolmente silente, omettendo di porre in essere atti cui è obbligato nei confronti di Enti vigilati”.