L’avvocato Giovanni Ferraù, ospite telefonico di Unica Sport nella diretta di questa sera, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Non ci ha chiesto un appuntamento. Non ci sono chiusure. Oggi ho ascoltato un’uscita molto poco felice da parte di un esponente politico molto noto, Sigi non ha bisogno di soldi. Il Catania per fare una stagione importante ha bisogno di finanze importanti, che Sigi in qualche modo ha. Sarebbe superbia dire che possiamo fare a meno di tutti, ma questo non si è mai sostenuto: il nostro è un azionariato diffuso, e quindi aperto a tutti. Se Joe Tacopina dovesse fare un’offerta non utilitaristicamente parlando, ma parlando con il cuore del tifoso, per essere utile alla causa, ben venga Tacopina o chi per lui. Se questo dovesse essere incompatibile con il progetto o con l’idea di rilanciare Catania, sarà un no. Nei riguardi di Tacopina non c’è pregiudizio, né in un senso né nell’altro. Non c’è un attaccamento morboso al Tacopina di turno, né una negazione a qualunque apertura. Chiunque viene e vuol sposare un’avventura importante è ben accetto, chi viene a perdere tempo o a fare passerella a Torre del Grifo invece no. Chiunque entra è benvenuto, purché sposi il progetto di Sigi. Chi entra deve mettere soldi e sposare il progetto, senza chiedere null’altro: non avere pretese, il progetto va sposato così com’è. Se chi arriva ha pretese di modificarlo perché mette i sodi, questo non è nel nostro animo. Chi arriva può poi chiedere di compartecipare alla governance, per carità, purché lo zoccolo duro rimanga questo.
I soci di Sigi, dagli undici iniziali, adesso sono venti. Oggi proporre a un socio medio-grosso di entrare in società è un’operazione un po’ complicata perché prima dobbiamo porre rimedio alla situazione debitoria. Ieri, far entrare un socio significava salvare la matricola e passare alla storia come coloro che avevano salvato il Catania: alla base della decisione del socio, c’era una motivazione emozionale molto forte. Oggi si tratterebbe di un investimento, e proporre di farlo in una situazione da 50 milioni di euro di debiti è un po’ più difficile: stiamo risanando con ordine, e con l’aiuto prezioso dell’avvocato Augello. Dopo il ripianamento societario cercheremo nuovi soci importanti.
Il progetto è riportare il Calcio Catania dove merita. Siamo in un ritardo mostruoso, ma lo è tutto il mondo. Siamo arrivati al traguardo in ritardo, abbiamo dovuto organizzare una campagna acquisti, peraltro non ancora partita, trovandoci una squadra composta da più giocatori di quelli previsti dalla lista. Avendo preso Peppe Raffaele l’intenzione non è quella di andare in Serie B dopo cinque anni, ma di costruire una squadra seria, che proponga un ottimo calcio e, perché no, che punti alla promozione».