Catania, Andujar: «Il 4-0 inflitto al Palermo ha dato un’energia pazzesca. Quella è stata un’annata straordinaria»
L’edizione odierna de “La Sicilia” riporta un’intervista a Mariano Andujar, 40enne portiere dell’Estudiantes ed ex rossazzurro il quale ha parlato di un derby contro il Palermo.
Ecco le sue parole:
«Quando smetterò di giocare vorrei trascorrere un mese a Catania, dove è nato mio figlio. Era il 2011, ha un nome tutto siciliano, Vito. Seguo sempre con affetto il Catania, ha vinto quasi tutte le partite registrando un campionato da sold-out. Sono veramente felice ed affezionato alla città. Degli attuali tesserati ovviamente sento Biagianti e mi fa piacere per Ciccio Lodi perchè in campo fa ancora faville. Per il Catania è una rivincita popolare, spero torni in alto il più possibile. La mia avventura in rossazzurro? Mi è rimasto tutto. All’inizio è stato difficile ambientarmi, poi in una città come la vostra ti senti a casa. Nel 2011 è morto mio padre e ho avuto difficoltà a gestire le emozioni. Mi ha aiutato la gente, mi hanno aiutato i compagni. Eravamo un gruppo meraviglioso. Non era solo il Catania degli argentini ma il Catania dei catanesi, dei tanti stranieri transitati lì, dei giocatori italiani. Ci guidavano allenatori forti, il pubblico ci accompagnava. Mihajlovic? Ci diede una scossa, una mentalità diversa. Alla cena di fine anno il presidente disse che ci avrebbe aspettato un girone di ritorno duro, Sinisa lo interruppe dicendo di andare a vincere a Torino. Qualcuno in sala rise, lui insisteva rabbioso: ‘Vinciamo’. Sinisa non si tirava mai indietro. Persona simpatica, frizzante fuori dal campo ed era duro in allenamento. Mi ha fatto male la sua scomparsa. Un giorno disse: ‘Ho sbagliato più rigori che punizioni’. Giampaolo? I risultati non lo hanno aiutato ma insegna calcio, ho imparato tanto da lui, una sorta di genio. Simeone, invece, lo conoscevo dai tempi dell’Estudiantes. A fine allenamento ogni giorno tornava a piedi, di corsa, da Torre del Grifo all’hotel di Pedara in cui abitava. Quell’anno fu un’annata meravigliosa con anche il 4-0 inflitto al Palermo, aveva un’energia pazzesca il ‘Cholo’. Maran? Allenatore eccezionale, diverso dagli altri. Sapeva gestire i giocatori. Se ricordo alcuni calciatori in particolare? Morimoto aveva tante qualità, poteva esplodere al top, forse ha avuto meno di quel che avrebbe meritato. Mascara? Piede eccezionale, lo guardavo a bocca aperta, aveva una maniera di giocare diversa dagli italiani. Barrientos e Gomez grandi giocatori e grandi persone. Legrottaglie mi ha dato tanto sul piano comportamentale. Maradona? Quando morì mio padre stava venendo a trovarmi a casa, ho preferito fermarlo, a malincuore perchè sarebbe ‘esploso’ il quartiere dove abitavamo. Quando mi ruppi la mano fu il primo a chiamarmi. Mi ha portato in Nazionale e fatto esordire, sono andato al mondiale del 2010. Lui era generoso, il primo ad essere lì quando avevi bisogno».