Castellacci: «Difficile far ripartire il campionato e andare in ritiro»

«Faccio un plauso al presidente Gravina. Soprattutto quando sottolinea l’importanza del “farsi trovar pronti, se la luce verde per una graduale ripartenza ci fosse” e poi quando usa il termine “semplicità”. Sì perché qui non sono in discussione le linee guida scientifiche, che colleghi esperti più di me mettono a punto, ma la capacità di tutto il calcio professionistico, dalla Serie A alla C, di applicare i protocolli, garantendo la sicurezza di tutti. Ritiri? Ecco, per essere concreti è proprio questo uno dei punti difficili di applicare. Magari nella massima serie quasi tutte le società hanno una propria struttura dove isolare la squadra, ma scendendo alla B e alla C non credo che tutti dispongano di un impianto proprio, che non dimentichiamo va sanificato ogni giorno. E poi ogni medico – non tutti hanno uno staff numeroso – dovrà occuparsi parallelamente delle condizioni igieniche, degli atleti e dei test di idoneità, che dovranno essere particolari per chi ha avuto il virus e deve anche ripetere i tamponi, la ricerca degli asintomatici. E non dimenticate che parliamo anche di un medico del lavoro, che ha la responsabilità maggiore. Pessimista? Direi più realista. Seguo come responsabile medico il Guangzhou Evergrande in Cina e lì che hanno affrontato la pandemia due mesi prima, applicando regole draconiane, ancora non hanno potuto stabilire una ripresa dei campionati». Queste le parole del presidente dell’associazione italiana medici calcio, Enrico Castellacci, rilasciate alla “Gazzetta dello Sport” in merito alla ripresa del calcio dopo l’emergenza Coronavirus.