Intervistato ai microfoni de “La Repubblica”, Leandro Castan, difensore del Torino, si è espresso così: «Ero uno dei cinque difensori più forti della serie A, poi all’improvviso sono diventato un ex giocatore con la paura di morire. Ora che tutto è passato. Tutto iniziò a Settembre, giochiamo a Empoli, ma poi vengo sostituito perché avevo ho le vertigini, stavo davvero male. Le cose peggiorano nelle settimane successive. Non riuscivo a stare più in piedi. Con la Roma parlammo di malanni muscolari. Ma stavo malissimo e inoltre persi quasi 15 chili, ero terrorizzato. Mi stavo convincendo che sarei morto, continuavo a sottopormi a visite e controlli. Successivamente il medico disse che senza intervento chirurgico non avrei più potuto giocare. Ma io volevo solo tornare in Brasile, mollare tutto. Ero confuso. Ritiro? Mi presi una settimana per pensarci. In quei momenti la paura si moltiplica. Altri medici mi dissero che l’operazione era l’unica soluzione. E io accettai, per tornare a giocare. La sera prima dell’intervento ero terrorizzato. Al risveglio sentivo tutto, ma non riuscivo a muovermi. Mia moglie era lì, al mio fianco. Due giorni in terapia intensiva: i più duri della mia vita. Mi rassicuravano dicendomi che l’operazione era riuscita, ma io mi chiedevo se sarei davvero tornato come prima. Ma io volevo dimostrare che non avevo paura di giocare, dopo aver superato quella di morire. Il campo mi mancava troppo. Questo perché quando scendo in campo io mi trasformo e sono davvero felice. Quando tornai ad allenarmi venivo regolarmente saltato, era frustrante. In realtà mi serviva tempo. Avevo bisogno di fiducia: quella che ho ritrovato qui a Torino. Qui tutti, dal presidente Cairo a Petrachi e Mihajlovic mi stanno trasmettendo tanta fiducia».