L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” si sofferma sul caso scommesse e in particolar modo su Zaniolo, Tonali e Fagioli che salteranno gli Europei.
È terminata la settimana di Nicolò Fagioli, da oggi comincia quella di Sandro Tonali. Sette giorni, o poco di più, per mettere un punto sull’indagine della magistratura ordinaria e di conseguenza dare corpo ai riscontri della procura della Federcalcio attorno a quelle che sembrano le due principali figure dello scandalo scommesse. Due su tante, alcuni dicono tantissime: le scommesse, in particolar modo quelle illegali, sono penetrate in profondità nel sistema calcio, propagandosi come l’edera nell’humus delle cattive abitudini. Il pallone trema e le crepe sono già visibili. Nicolò il testimone chiave della vicenda, Sandro il ragazzo che dopo essere finito sulla bocca di tutti sembra essersi deciso a offrire un’ampia collaborazione imitando il collega, il cui comportamento “conciliatorio” col lavoro degli inquirenti ha portato a un principio d’intesa con il procuratore Chiné.
Fagioli, a questo punto, potrebbe scontare quasi un terzo della pena minima (1 anno sui 3 previsti) grazie alle tempistiche del patteggiamento pre-deferimento (50% di “sconto”) e alle attenuanti, come l’aver contribuito a una ricostruzione dettagliata di fatti e coinvolgimenti a più livelli. In questo scenario, a metà tra la tensione e la disperazione, sembra più defilato Nicolò Zaniolo. La procura della Figc interrogherà Tonali in questi giorni dopo l’audizione prevista con i pm di Torino in videocollegamento perché il ragazzo è a Newcastle, sfruttando il “momento emozionale” favorevole (le cronache raccontano di un Tonali disperato al punto da aver promesso di attivare un percorso di cura per la ludopatia), mentre l’ex romanista continua a far sapere di aver scommesso ma non sul calcio, senza quindi commettere un’infrazione del codice di giustizia sportiva. «La procura federale non si è mai fatta sentire, non ha notificato nulla perché non è sua competenza a meno che non ci sia ipotesi di scommesse sulle partite, cosa che escludiamo categoricamente» ha detto ieri Gianluca Tognozzi, il penalista che segue Zaniolo insieme all’avvocato Conte per l’ambito sportivo.
A stupire chi sta conducendo le indagini è il filo che unisce le vite di questi giovani atleti: tutti i coinvolti hanno un’età che oscilla tra i 21 e i 24 anni, hanno frequentato insieme le nazionali giovanili (dove tramite corsi dedicati degli esperti spiegavano loro i rischi connessi alle scommesse…) e hanno mantenuto contatti e amicizie, sentendosi probabilmente immuni dietro uno smartphone. Al netto di come finirà questa triste storia, c’è già una certezza: Fagioli, Tonali e Zaniolo, azzurri designati, in caso di colpevolezza salterebbero Euro 2024 e le successive qualificazioni ai Mondiali del 2026. Neppure coi patteggiamenti farebbero in tempo a rientrare per l’appuntamento di metà giugno in Germania. Se poi andassero a processo, l’iter dal primo grado (tribunale federale) al terzo (Collegio di Garanzia presso il Coni) durerebbe tra i 4 e i 5 mesi. E dunque, ipotizzando un’apertura delle aule di giustizia a gennaio 2024, arriveremmo a una sentenza definitiva (per lo sport, poi si spalancherà l’orizzonte della giustizia amministrativa) non prima di maggio/giugno. Senza considerare il correlato danno d’immagine: Zaniolo e Tonali, punti fermi del gruppo di Spalletti, hanno lasciato Coverciano nel giorno del blitz della polizia per la consegna dell’avviso di garanzia e il sequestro di telefoni e tablet; ora rischiano di non tornarci più per chissà quanto tempo. E lo stesso si può dire per Fagioli, pilastro di tutte le giovanili azzurre e uno dei nomi rimasti sempre in odore di convocazione nel nuovo ciclo spallettiano, con appena una presenza in Nazionale a novembre 2022 con Mancini.
Possiamo quindi già parlare di “Eurosentenza” ancor prima che i fatti finiscano sotto la lente d’ingrandimento dei giudici. Anche per una seconda ragione che riguarda i campionati esteri: se vieni squalificato in Italia, paghi anche oltre confine. È quanto accaduto ad esempio a Fabio Paratici, ds del Tottenham inibito per 30 mesi a causa delle note questioni juventine legate al “sistema plusvalenze”. Dopo il secondo grado endofederale, la Corte d’Appello della Federcalcio, le sentenze sono considerate esecutive in ambito Uefa e Fifa. Serve soltanto una comunicazione, che di solito avviene piuttosto rapidamente, per fare in modo che Nyon e Zurigo siano informate da Roma. E a quel punto un tesserato è bandito a tempo da ogni federazione.